Calciatori “sotto attacco” Raddoppiate le minacce

Il tifo, quello violento, fa sempre più male. Lo dice il 3° Rapporto “Calciatori sotto tiro” presentato oggi al Viminale dall’Aic (Associazione Italiana Calciatori). I calciatori sono sempre più nel mirino del tifo violento, tanto che nell’ultima stagione i casi di minacce e violenze ai loro danni sono raddoppiati rispetto alla scorsa stagione: 117 contro le 52 del 2014/15. In controtendenza rispetto alla stagione precedente, più della metà dei casi si è verificata nei campionati professionistici, in particolare in Serie A (24%) e in Lega Pro (19%). In aumento anche i casi legati al razzismo con il 21% degli episodi. “Credo che questo sia anche uno dei motivi per cui alcuni calciatori scelgono altri campionati rispetto al nostro. Il clima da stadio deve essere sinonimo di festa, anche di sconforto in caso di sconfitta, ma non una vicenda di ordine pubblico. Io non mi abituo alla cronaca nera”, ha dichiarato il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, che ha poi lanciato un messaggio a chi gestisce i campionati “C’è l’obbligo di prendere in mano la situazione e risolverla. Non voglio pensare che si debba arrivare a una tragedia come quella dell’Heysel perché le cose cambino anche in Italia”.

i numeri — Per quanto riguarda la tipologia, la violenza sfocia soprattutto in aggressioni fisiche (23% dei casi), documentate anche da video e foto diffuse su internet. Inoltre, nella maggior parte delle situazioni sono stati i tifosi della propria squadra (55% dei casi) la principale fonte di intimidazioni, minacce e violenze per i calciatori. La sconfitta di una partita importante, o di una serie di partite consecutive, è il principale motivo che pone gli atleti nel mirino dei violenti (58%). Purtroppo però, come si legge nel report dell’Aic, sono in aumento anche gli episodi legati al razzismo (21%). L’ex calciatore si è infine rivolto ai tifosi: “Da parte loro – ha aggiunto – non vedo ancora la sensibilità di sedersi al proprio posto per contribuire alla sicurezza collettiva: bisogna partire anche da queste piccole cose, ognuno deve dare il suo contributo. Io comunque non mi arrendo e cerco sempre di portare i miei figli allo stadio”.

 Gasport 

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