Cagliari, la rivincita di Giulini atto terzo: “Perseveranza e passione i miei segreti. Gabigol? Ci abbiamo provato…”

“La perseveranza e la passione sono due caratteristiche che mi contraddistinguono”. Tommaso Giulini, atto terzo. Sorridente, positivo, determinato, il presidente del Cagliari si gode la terza tappa della sua rivincita e lo fa attraverso una piacevole conferenza stampa. Tragitto non facile il suo durante i primi due anni di presidenza. L’imprenditore milanese è caduto, ha saputo rialzarsi e adesso ha imparato come affrontare i sentieri più tortuosi. Dopo la retrocessione il Cagliari ha messo in piedi il progetto stadio in tempo record, ha saputo riconquistare subito il paradiso perduto e adesso conclude operazioni da grande squadra: “Sono estremamente soddisfatto di questo mercato, a partire dall’inizio, dall’arrivo di Bruno Alves. Abbiamo completato le lacune che già l’anno scorso dimostravamo di avere in organico: per poter giocare in serie A servivano rinforzi. Se sono qui a presentare Panagiotis Tachtsidis e Luca Bittante, gli ultimi acquisti, è un chiaro segno che non posso che essere contento di come è andata la campagna di rafforzamento”.

L’epilogo della vicenda legata alla trattativa per Mati Fernandez è lo spunto per un discorso più ampio: “Le carte con la Fiorentina erano già firmate: è l’ennesimo esempio che fino a quando non ci sono le firme da tutte e tre le parti l’affare non si può dire concluso. Ho avuto la fortuna di giocare nelle giovanili del Milan dei “tulipani” e del grande presidente Berlusconi: questa società ha insegnato al calcio moderno come si effettua il management di un club. Come ben sapete ho anche fatto parte della dirigenza dell’ultima Inter vincente, quella del ‘triplete’. Io sono milanese e quindi vedere Milan e Inter, le squadre della mia città, così lontane dai vertici della serie A e del calcio europeo fa male. Poi, con tutto il rispetto per la Juventus,  non se ne può più di vedere un solo club che domina da anni il nostro campionato. La vicenda legata a Mati Fernandez è solo l’ultima delusione. Comunque è arrivato Tachtisidis, un’opzione che avevo comunque preventivato da tempo: è successo quello che doveva succedere. E’ arrivato il giocatore che serviva,  l’alternativa a Davide Di Gennaro“.

Tra signori gli affari si concludono in modo diverso e il presidente Giulini è abituato così: la vicenda Fernandez ha fatto capire al massimo dirigente dei sardi che anche nel calciomercato c’è poco spazio per il fair-play. Ci hanno pensato i suoi tifosi a fargli tornare il sorriso: “Abbonati? Più o meno un mese fa speravamo di arrivare a settemila e siamo soddisfatti di aver superato questa soglia: era circa dodici anni che non registravamo un risultato del genere. L’anno scorso, in percentuale ai posti disponibili, siamo stati il secondo stadio per numero di affluenza in Italia”. Il popolo rossoblù sa premiare chi merita. Un altro sorriso glielo ha strappato Borriello: “Potevamo solo sperare che Marco si presentasse con questo stato di forma, anche se non era scontato dato che non aveva fatto la preparazione con la squadra. Questo dimostra ancora di più che è un professionista incredibile”.

E dire che Andrea D’Amico non era convintissimo di portare l’attaccante napoletano a Cagliari: “Come sempre i procuratori fanno il loro lavoro e D’Amico non fa eccezione. Per me le operazioni più soddisfacenti sono quelle concluse direttamente con il calciatore, come successo con Bruno Alves. D’Amico ha fatto il sul lavoro e menomale che ha portato Marco a Cagliari: sa quanto abbiamo lottato per avere Donati, un altro suo assistito. Borriello era il desiderio sia di Capozucca che di Rastelli, me lo hanno chiesto espressamente e sono contento di averli soddisfatti entrambi. La trattativa che mi ha dato più gioia, però,  è quella che ha portato Bruno Alves in rossoblù. Ha fatto da volano a tutti gli altri acquisti, come è successo l’anno scorso con Storari. Dopo che gli altri hanno visto che un giocatore del genere aveva accettato non hanno avuto più dubbi. Il segreto di Giulini? Noi abbiamo vinto nell’ultimo periodo, è questo il segreto. Facile spendere belle parole per una società che vince, se per caso iniziassimo a perdere mi piacerebbe sentire le stesse parole”.

Come detto, altro motivo di orgoglio per il presidente del Cagliari è la questione legata allo Stadio: “Ora stiamo lavorando a quello provvisorio: i tempi sono stretti e speriamo di riuscire a fare l’ennesimo miracolo. Vorremmo, con l’anno nuovo, montare le strutture della main stand di Is Arenas nell’area individuata, dove ora stanno i parcheggi del Sant’Elia. Se tutto andrà bene, dovremmo montare le curve per l’inizio della prossima estate e completare così i lavori in tempo per il prossimo campionato. Tanti calciatori hanno accettato di giocare con noi nonostante le condizioni del Sant’Elia: siamo stati fortunati. L’impianto di gioco è tra i primi elementi  valutati e Pinilla, ad esempio, mi chiese la cessione proprio perché non voleva più giocare in quella struttura. Per il nuovo stadio stiamo aspettando la “variante urbanistica” e una volta arrivata potremo procedere con il progetto: l’iter è progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva. Il  livello della progettazione preliminare ci permetterà di saltare, con ogni probabilità, la fase di progettazione definitiva”.

In chiusura di conferenza, con toni quasi colloquiali, il presidente regala gli ultimi aneddoti del mercato estivo 2016:”Gabriel Barbosa (Gabigol)? Ribadisco, è il più grande colpo di questo calciomercato. Capozucca ci ha provato, ma per le casse del Cagliari era un’operazione impossibile. Sono contento che sia finito alla mia ex squadra, l’Inter,  e credo che diventerà un grande campione. Tachtsidis con il 77? Durante i miei due anni di gestione ho sempre voluto numeri di maglia bassi, quindi non sopra il 35. Tachtsidis è stata un’eccezione, anche perché 77 è la mia data di nascita (ride ancora). Speriamo che porti bene! “.

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