Cagliari, Giulini: “Sono avvelenato, non siamo ancora una squadra”

Cagliari, il presidente Giulini: “Avvelenato, ma non rassegnato. Contro il Parma in campo col coltello fra i denti”

Il presidente del Cagliari Tommaso Giulini ha parlato di presente e futuro in casa rossoblù, in uno dei momenti più delicati verso la corsa salvezza per i sardi con il decisivo scontro di sabato sera in casa contro il Parma e il suo inconfondibile sapore di ultima spiaggia. Così il numero uno del Cagliari ai microfoni di Radiolina: “Non sono deluso per la stagione, sono avvelenato e faccio fatica a esprimere la rabbia che ho dentro. Non parlo di monte ingaggi, ma abbiamo dei grandi campioni da Godin a Radja, da Simeone a Rugani. Abbiamo una rosa importante e quindi a maggior ragione non ci si aspettava di lottare così. Volevamo fare meglio dell’anno scorso, nonostante la difficile situazione con gli stadi chiusi e i bilanci che piangono, creando un’identità. Eravamo consci di alcune debolezze della rosa ma non ci aspettavamo di ritrovarci così. Ne verremo fuori con pazzia, forza della disperazione e fame”. Un monte ingaggi da altra classifica: “Non so se le classifiche siano così accurate, ma sicuramente abbiamo un monte ingaggi superiore da altre stagioni ma non contano le figurine nel calcio. Conta la voglia di salvare il nostro Cagliari. Questo è quello che chiedo e che spesso non ho visto. Io non parlo spesso però l’ho fatto dopo la Juventus per esprimere quello che sta mancando a questa rosa. E lo stesso è successo contro Spezia e Verona. Fatico a capire perché a questo punto non siamo ancora una squadra. Ora il tempo è finito, dobbiamo compattarci e giocare con un gruppo coeso”.

Le colpe di questa stagione? “Un’analisi di quello che è successo con Di Francesco l’ho già fatta nella presentazione di Semplici. Probabilmente questo gruppo fatto di campioni ha peccato di valori diversi per salvarsi. Poi abbiamo avuto l’infortunio di Rog, che a centrocampo reggeva il nuovo modulo di Di Francesco. Non abbiamo mai ritrovato la sua dinamicità. Poi abbiamo avuto il focolaio interno con gli uruguaiani e abbiamo fatto un mese con una situazione complicata. Insomma, le cause sono tante. Anche perché parliamo della rosa più importante che abbiamo da quando io sono presidente. Nella squadra non c’è rassegnazione perché comunque al di là di alcune brutte prove poi io ho visto sempre una reazione fino all’ultimo minuto, magari a volte in maniera disordinata o sbagliando dei gol. E non l’ho vista nemmeno oggi in allenamento questa paura, tutti ci credono nell’impresa. Ma non dipende da crederci o meno, dipende da vincere con il Parma. E devono fare una grande partita sabato”.

Tra le ultime quattro partite e il futuro: “C’è il parallelismo di quanto fatto con l’Inter che non è stato fatto con Juventus, Verona e Spezia. Ma abbiamo già detto tante parole. Ora non c’è tanto da chiacchierare ma da regalare tre punti ai tifosi sabato. Anche perché così non va bene, io ho sempre avuto la fortuna di camminare per Cagliari a testa alta e non mi va in questo momento di provare un senso di vergogna per la piazza. Mi aspetto di stravolgere in queste otto partite questa stagione. Dobbiamo essere forti a non cercare alibi, vi potrei dire che non avere le solite 15mila persone dentro la nostra piccola arena sia stata una grave mancanza. Perché molte gare non sarebbero finite come sono finite, ma non voglio cercare delle scuse per la situazione attuale. Non voglio sentire certe cose che poi diventano alibi. Il discorso è che con gli stadi vuoti i ritmi sono diversi e chi è disperato può anche fare più punti in trasferta e noi dobbiamo essere bravi a trasformarlo in un nostro punto a favore. Il futuro non va programmato adesso che non sai in quale categoria giocherai l’anno prossimo. Prima capiamo in che categoria saremo. Ora pensiamo a lottare fino all’ultimo secondo per restare in Serie A. Molti giocatori importanti se sarà Serie B dovranno rimanere, non è che smobilitiamo e andiamo in Lega Pro l’anno dopo. Poi ci saranno delle valutazioni da fare ma non voglio pensarci nemmeno adesso. Abbiamo già dimostrato con la prima retrocessione che siamo una società che sa reagire. Chiaro che noi abbiamo un progetto che mirava a puntare qualcosa di importante nell’anno del centenario. Ci siamo riusciti per un girone e poi siamo entrati dentro un vortici. Chiaro che qualche riflessione la dovrò fare se siamo arrivati in questa situazione. Poi le valutazioni si fanno su presidenti, giocatori e allenatori. Sarà giusto rimettersi tutti in gioco visto che la programmazione non ha portato negli anni a quanto sperato, e la colpa non è del Covid”.

“Ancora lo sfogo di Giulini: “Che i tifosi siano avvelenati più di me ci sta, è normale. Qualsiasi considerazione è frutto di questo. Sul regista posso dire che abbiamo altri giocatori che hanno caratteristiche da playmaking, come Deiola o Radja. Di Francesco pensava lo fosse Marin. Poi si può giocare anche senza regista, non te lo ordina il medico. Che questa rosa abbia delle carenze lo sapevamo fin dall’inizio, ma non pensavamo avrebbe fatto così pochi punti. Non me lo aspettavo e non credo sia il suo valore. Ci sono stati dei problemi ma non credo alla sfortuna. Credo solo che solo con la carogna riusciremo a ribaltare questa situazione. Io credo che gran parte di questa rosa ha performato sotto il proprio livello, sotto alle aspettative. E ne sono consci. E questo è il motivo reale per cui siamo in questa situazione. Però da Godin a Nainggolan a Nandez sono questi i campioni, ma anche Joao e Pavoletti, che possono trascinarci e trascinare i più giovani. Da questi io mi aspetto tanto e nei loro occhi oggi al campo ho visto la voglia”.

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