Buffon si presenta: “Parma è orgoglio e emozione. Serie B? Serve umiltà”

Il portiere è tornato dove tutto ha avuto inizio: “Ho aspettato venti giorni poi ho deciso. Sono già stato allo stadio: sono passati vent’anni, ma sembra ieri”

Dal nostro inviato Andrea Schianchi

22 giugno – PARMA

L’emozione è quella del primo giorno di scuola, e la cosa sorprende perché il personaggio ha quarantatré anni e una carriera di successi che si porta dietro come la valigia dei sogni. Eppure le farfalle volano nello stomaco di Gigi Buffon che, inevitabilmente, in questo istante di ritorno, viene assalito dai ricordi.

Parma lo abbraccia, ma non è più l’abbraccio di quand’era ragazzino e parava i rigori a Ronaldo il Fenomeno. Adesso è un uomo, adesso è Ulisse che, dopo tante battaglie e mille avventure, rientra a Itaca per costruirsi una nuova vita.

A presentare Superman c’è il presidente Kyle Krause: “È una giornata entusiasmante, per me, la mia famiglia e i nostri tifosi. Quando ho avuto la fortuna di comprare il Parma, sicuramente ho pensato: ‘Cosa sarebbe se riuscissimo ad acquistare Gigi Buffon?’. Non abbiamo riportato a Parma solo uno dei più grandi portieri al mondo, ma anche uno dei giocatori che con il Parma hanno vinto un trofeo europeo. Ho avuto la possibilità di incontrare Gigi dopo la partita con la Juventus a Torino, e gli ho chiesto che cosa facesse la prossima stagione. E Gigi mi ha risposto con il suo sorriso, ma intanto gli avevo messo la pulce nell’orecchio. Questo è un momento storico per il Parma, abbiamo fatto firmare un modello, un leader, un grandissimo uomo”.

Vent’anni dopo

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Gigi ringrazia e spiega: “Con questa scelta, l’unico messaggio che ho dato a me stesso, e non agli altri, è quello di conoscermi profondamente e sapere che, se non ho coinvolgimento emotivo in quello che faccio, le cose non mi riescono perfettamente bene come sono abituato. Ho pensato venti giorni per le opportunità che avevo, finché in una giornata mi è salito come uno starnuto, ho mandato un messaggio a mia moglie e le ho detto che saremmo andati a Parma. Lei non se lo aspettava, ma si fida di me e delle mie sensazioni”. Anche a quarantatré anni non ha perso il gusto per la battuta: è più riflessivo, pondera di più le risposte, ma quando gli chiedono come sia stato rimettere piede al Tardini ammette: “In città non sono ancora stato, sono stato allo stadio e la prima emozione è che sono passati vent’anni, ma mi sembrava ieri. Mi è venuta emozione, orgoglio, e credo che in pochi possano dire di essere tornati in un posto ad alti livelli dopo vent’anni. Quelli normali fanno dieci anni di carriera, io torno e ho obiettivi importanti con la società e la dirigenza, che ha avuto tanta fiducia in me”. Sarà ovviamente il leader del gruppo, però sa che questo ruolo dev’essergli assegnato dai compagni. “Questa doppia funzione negli ultimi 6-7 anni mi è sempre stata chiesta. Io mi sono sempre concentrato sul discorso campo, che è quello che determina chi sei. Per quel che concerne il resto, io posso comportarmi per quello che sono. I miei compagni di squadra mi hanno sempre apprezzato, mi piace stare nel gruppo, e mi piace sia scherzare sia essere serio. Io non sono il Pasdaran, sono quello che sono”.

La scelta

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Tanto si è discusso, tra i tifosi, sul suo ritorno. Buffon dice: “Mando un messaggio semplice: la scelta di tornare arriva perché ho il desiderio di condividere con Parma tutta quelli che saranno i risultati della squadra, che spero siano importanti. Nella mia scelta, la loro posizione è stata predominante. Gli attestati di stima sono sempre arrivati quando tornavo. Io allo stesso modo ho sempre parlato del Parma in maniera entusiastica, ho dato ai parmigiani quanto meritavano. La verità è che, in tutte le squadre in cui sono stato, sono sempre stato un elemento aggregante: lungi da me diventare qualcosa di divisivo. Il rispetto, l’amore, la stima vanno conquistati, e da tanti lo sento. Mi sono arrivati tanti messaggi, e mi hanno influenzato”. Scendere in B non è un problema e si porta come esperienza preziosa il dopo-Mondiale quando decise di disputare la serie cadetta con la Juventus: “Per me fu un anno divertente, ma anche per molti ragazzi che lo hanno condiviso con me. Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Chiellini, Marchisio. Noi in quella stagione eravamo talmente forti che potevamo fare i globetrotter, e ricordo anche che nelle prime dieci giornate calarsi in una mentalità diversa ci risultò difficile. Pareggiammo qualche partita, e questo mi fa alzare le antenne sin da adesso. So a cosa si andrà incontro, ci vorrà molta umiltà e determinazione”.

Appartenenza

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C’è una cosa che Buffon sottolinea con forza: il senso di appartenenza al club. “Ho sentito per curiosità la presentazione di Maresca in cui diceva che voleva giocatori che volevano rimanere. Nella mia testa questa cosa mi ha dato fastidio, perché significa che molti non sanno cos’è il Parma e la sua storia, non sanno che il Parma è il 16esimo club in Europa in quanto a trofei e il quarto in Italia. Questo valore va fatto emergere, questa storia è abbastanza vicina e il valore anche dei giocatori che ci sono ora devono sapere dove vengono. Per sentirsi coinvolto va conosciuta la storia, altrimenti si fa fatica a poter dare il meglio”. Infine una curiosità più personale. Rivela Buffon: “Questa scelta l’ho fatta anche per i giovani tifosi, perché anche loro possano dire che Buffon ha giocato nella loro squadra del cuore. E poi un’altra motivazione. Parlavo con mia moglie e le dicevo che mi disturbava il fatto che i miei figli non conoscessero il loro papà con la maglia del Parma. È un patrimonio che come padre devo dare ai miei figli”.

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