Buffon: “Potrei giocare altri 2-3 anni. Al Psg avrei potuto vincere tutto, ma…”

Il portiere bianconero si racconta a l’Equipe: dagli esordi con il Parma fino al ritorno a Torino, passando per l’anno al Psg con la grande delusione in Champions contro lo United

Ricordi, tra trionfi e qualche amarezza. Come quella partita contro il Manchester United che nel 2019 di fatto l’ha spinto lontano dal Psg, dopo una stagione nata per scherzo e vissuta poi da protagonista. Parla Gianluigi Buffon, all’Equipe, tornato nel frattempo alla sua Juventus, evocando una carrellata di souvenir di calcio, iniziati con il Parma, l’avversario di stasera. A quasi 43 anni, il portiere non ha ancora deciso se quella in corso sarà l’ultima annata in campo: “Magari continuo per altri due o tre anni”.

Esordi

—  

E’ da Parma nel 1991 che Buffon ha iniziato comunque il lungo cammino che l’ha portato al record di 652 presenze in Serie A. A cominciare dal debutto nel 1995, con lo zero a zero imposto al Milan di Baggio e Weah: “Il coronamento di un sogno”, ricorda Gigi che non si aspettava di esordire a soli 17 anni. Ma comunque con quella spensieratezza che gli ha permesso un percorso longevo: “La pressione non la sentivo, oggi invece la cerco per essere migliore”. Non ci fu pressione neppure alla prima in nazionale, sempre di fretta a 19 anni, con l’Italia che si giocava in Russia un posto al Mondiale 98, in Francia.

Vuoto

—  

Un Paese, quest’ultimo, con cui ha un rapporto particolare. Con il Parma, e contro il Marsiglia vinse il primo trofeo: “Ma fummo anche fortunati perché affrontammo un Marsiglia decimato”. E contro i francesi, Buffon si laureò campione del Mondo, nel 2006, vendicando così anche l’Europeo perso con il golden gol di Trezeguet, sei anni prima: “Ma di quella notte non ho un bel ricordo. E’ un evento così grande e importante che ti devasta interiormente, ti aspira ogni goccia di energia, di entusiasmo e leggerezza. La pressione ti divora. Quindi non ho un bel ricordo neanche della festa. Che vinci o perdi ti senti comunque svuotato. Solo dopo con il tempo è diventato un souvenir inestimabile perché ti senti incredibilmente fortunato”.

Orgoglio

—  

Di sconfitte ne ha conosciute molte Buffon, ma di quella con il Real Madrid ai quarti di Champions del 2018, con una rimonta sfiorata (0-3; 1-3) è quella di cui va più fiero: “E’ la partita che dimostra che nulla è impossibile e che la forza degli uomini può rendere possibile l’inimmaginabile. Il risultato non mi interessa”. Delusione è il sentimento residuo invece per la prima Champions persa con il Milan, nel 2003. Come per l’eliminazione dal Mondiale del 2018, poi vinto dalla Francia. Il Paese che gli ha impedito di dire addio al calcio: “Quasi per scherzo avevo detto al mio agente di chiamarmi solo se arrivavano offerte da Real Madrid, Barcellona o Psg. E tre settimane dopo il Psg ha chiamato”.

Futuro

—  

Un nuovo capitolo, vissuto con passione, ma conclusosi con un errore ai quarti di Champions contro lo United. Non però in campo, come tendono a imputargli i media francesi: “L’errore fu di non rompere le scatole e di mettere pressione i compagni perché non si prendesse alla leggera il ritorno, dopo aver vinto 2-0 all’Old Trafford”. Il Psg fu battuto a sorpresa per 3-1: “A quella partita ci penso almeno tre o quattro volte a settimana”. A fine stagione disse addio al Psg: “Una squadra – osserva Gigi – cui manca davvero poco per vincere tutto, non dando più per scontato certe cose. In questo senso il d.s. Leonardo, grazie alla sua cultura italiana, può far sparire questo rischio”. Nel frattempo, Buffon si focalizza sul presente: “Anche se penso ancora al futuro, sapendo serenamente che potrei smettere a giugno. Ma non so ancora cosa succederà, se mi fermo o continuo per due o tre anni. Dipenderà dal mio stato fisico e dalla motivazione”.

Precedente Buffon: "Bravi e belli, ma la Juve di Pirlo deve ancora arrivare" Successivo Lazio-Napoli, l’analisi tattica: chi fa l'Insigne? Come si perfora la gabbia di Gattuso?