Buffon, il ritorno del mito

CROTONE – È come se fosse la prima volta, la 650ª prima volta. Chissà se Gigi Buffon ha perso il conto: probabile che non sia così, anche se spesso la leggenda bianconera a precisa domanda ama rispondere più o meno come segue, rivolgendosi ai giornalisti con gli occhi socchiusi e un sorriso abbozzato: «Oggi è la mia presenza numero “x”? Me lo state dicendo voi…». Ci piace pensare che il numero 1 della storia, che oggi indossa il 77 per non frenare il decollo dei suoi pari ruolo, abbia idealmente disegnato un gigantesco pallottoliere in mente, che non smetterà di aggiornare perché – parole sempre sue – «finché riesco a dimostrare di poter essere performante, io continuerò a giocare». Rieccolo qui: stasera, a meno che Andrea Pirlo non cambi idea (ma non sembra esattamente questo il caso), Gigi sostituirà Wojciech Szczesny e collezionerà la 650ª presenza in Serie A, nonché la 672ª con la maglia della Juventus. Paolo Maldini l’ha già salutato, gli altri – Francesco Totti incluso – restano a distanza e mai lo raggiungeranno.

UN’ALTRA OCCASIONE – L’ultimo precedente juventino non andò benissimo: 2-0 a Cagliari lo scorso campionato, ma il risultato non fece storia. Quella scritta da Buffon all’alba della 26ª stagione di una carriera irrefrenabile è qualcosa che i nati nel Duemila hanno cominciato a conoscere strada facendo e ci penseranno genitori e zii a raccontarne i dettagli. Ma il momento del distacco dal suo mondo non è ancora arrivato, tanto che Crotone è un po’ come fosse Parma venticinque anni fa: allora l’avversario era il Milan, oggi è la neopromossa rossoblù che armandosi di voglia e coraggio proverà a schiodarsi dallo zero in classifica. Sarà una Juve diversa, lontana dal formato originale studiato da Pirlo a sua immagine e somiglianza: allo Scida mancherà Cristiano Ronaldo, atterrerà un Dybala stremato dai postumi della gastroenterite che finora gli ha impedito di debuttare in questa stagione, esordirà Federico Chiesa, subito in campo malgrado i pochi “appunti di Juve” scritti nelle gambe e nel cervello (come accadde ad Alvaro Morata tre settimane fa a Roma, del resto). E sarà l’ennesima occasione, per Buffon, di dimostrare – non al mondo, già ampiamente accontentato, ma a se stesso – che a 42 anni suonati i riflessi ci sono ancora, la vista non s’è annebbiata e il fisico regge agli sbalzi del tempo. E all’urto di un avversario che non converrà sottovalutare nella classica partita in cui tutti si aspettano la goleada, ma se il nemico ha più grinta di te rischi di combinare un pasticcio epocale.

PRIMA DEL SOGNO – Urlerà, Gigi, come ha fatto per settimane dalla panchina bianconera mentre il silenzio dello stadio amplificava le sue parole di incoraggiamento. Urlerà per governare un reparto in cui parte della nostalgia si mescola al presente, con Leonardo Bonucci davanti a lui ma Giorgio Chiellini probabilmente sostituito da Demiral. Tracce, sparute ma ancora meravigliosamente belle, della BBC che fu. Archiviata Crotone, martedì si andrà a Kiev, prima tappa del sogno europeo che ricomincia. Perché poi si torna sempre lì, alla Champions League che sfugge, alle tre finali smarrite malgrado le paratone di Manchester e Berlino, al trofeo che Gigi tornerà ad immaginare per evitare di congelarsi nell’autunno ucraino.

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