Buffon: “Il magico 2006, la mia miglior partita, l’85% degli obiettivi realizzati. E continuo se…”

Il portiere del Parma, ex numero uno bianconero e della Nazionale, ha ripercorso le tappe di una carriera infinita e inimitabile: “Il mancato Pallone d’oro non è stata una delusione”

Andrea Ramazzotti

14 maggio – Milano

Gigi Buffon a 360 gradi. Il miglior portiere della storia del calcio, definizione che però lui ha rifiutato anche oggi, si è raccontato alla Milano Football Week, intervistato dal vice direttore della Gazzetta, Gianni Valenti. Sala gremita e risposte non banali: il numero uno del Parma si è confermato fuoriclasse anche davanti a un microfono. Non ha sgombrato il campo dai dubbi sul suo futuro e non è affatto scontato che a fine stagione si ritiri. Soprattutto in caso di promozione del Parma in Serie A. I suoi ammiratori insomma sperano.

La Juve attuale

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Gigi ha analizzato la stagione complicata della formazione di Allegri: “La Juve ha avuto problemi anche a causa delle defezioni di Pogba, Chiesa e Vlahovic, punti di riferimento che hanno nel bagaglio la giocata che ti può far vincere. Sopperire a questo non è facile. Si è poi aggiunto il problema della penalizzazione data, tolta e ora chissà… La sua stagione è ingiudicabile e Allegri ha fatto fronte ad avversità che non immaginava. Se la Juve vincesse l’Europa League e arrivasse in Champions, sarebbe un’annata veramente buona. I giovani lanciati da Max? Milan, Inter e Juve non vogliono dare responsabilità troppo grandi a ragazzi che non sono pronti. Un inserimento mirato come capitato quest’anno a Miretti, Fagioli e Iling è la cosa migliore. Evitare bocciature è importante per la loro crescita”.

Italiane in Europa

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Capitolo italiane in Europa, con le cinque semifinaliste nelle coppe: “Sono felicissimo di rivedere l’Italia che sgomita nel gotha del calcio europeo. In Champions ci sono stati fattori fortunati, per esempio il sorteggio, ma in certi momenti non bisogna guardare al sottile. Avere la certezza di una finalista in Champions è un grande traguardo per il nostro movimento: a inizio stagione avrei puntato sulla Juventus e dopo la sua eliminazione, sono sincero, non avevo molte speranze. Invece per fortuna mi sbagliavo… L’Europa League e la Conference League sono più adatte come coppe in questo momento storico al nostro movimento e dobbiamo puntare a vincere quelle, come ha fatto la Roma con la Conference la passata stagione. Vincere una coppa così ti dà sicurezze che altrimenti non avrai mai. Siviglia-Juve? Sarà una partita ancora più equilibrata dell’andata. Il pareggio di Gatti ha dato ai bianconeri un grande aiuto e penso che la Juventus si possa esprimere meglio in trasferta che in casa. In più il Siviglia è esperto di Europa League… Non sarà facile. Inter-Milan? Mi piacerebbe per quanto raccolto dal Milan in questi due anni, grazie a Pioli e Maldini, rimanere attaccato davanti al televisore per 90′: il Milan non merita di uscire facendo la figura dell’andata. Se usciranno, i rossoneri dovranno farlo dando un’altra sensazione rispetto a quella di mercoledì”.

La maglietta di Superman

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Sul palco è apparsa la maglietta di Superman che lui aveva indossato nel suo esordio in prima squadra: “Scala mi fece giocare dal 1′ contro il Milan nonostante nessuno neppure lo immaginasse. Era una gara tra capoliste e avevo una gioia incredibile di mettermi in mostra che non mi ha fatto sentire l’emozione. Mio padre mi dice ancora adesso che quella contro il Milan è stata la migliore partita della mia carriera. Il rigore parato a Ronaldo nel 1998? Ne vado orgoglioso perché Ronaldo ha cambiato i parametri del calcio. Eravamo giovani tutte e due, gli astri nascenti del calcio e spesso venivamo paragonati. Quella partita la vincemmo 1-0 e dopo il rigore neutralizzato, nonostante la palla fosse ancora in gioco, andai a esultare sui cartelloni pubblicitari con i tifosi. Io sono questo, anche adesso”.

Parma in Serie A

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Eccoci al presente: “Il mio sogno è quello di riportare il Parma in Serie A. In quest’ultimo mese e mezzo abbiamo ingranato una buona marcia, diversa rispetto al recente passato di un anno e mezzo. Mi auguro che sia la consacrazione di una squadra seria e forte, con ragazzi di talento che devono confermare questo talento. Veniamo da 5 vittorie e 2 pareggi: ora la gente di Parma percepisce che la situazione è cambiata e ha ritrovato la passione. Fino a 3-4 mesi fa poteva succedere di tutto, ora invece… Il mio ruolo in questa crescita? Lo scorso anno mi sono speso tanto e, se non lo avessi fatto, avremmo rischiato anche di retrocedere. Quest’anno i ragazzi e il mister mi stanno trasmettendo l’entusiasmo e la gioia per arrivare a un traguardo incredibile”.

Nkono e numero uno di sempre

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C’è stato spazio anche per parlare della sua gioventù: “Nkono, il portiere del Camerun, è stato un simbolo perché nei Mondiali del 1990 la sua figura eccentrica mi ha colpito parecchio. Ho deciso di fare il portiere grazie a lui. Tramite la sua figura ho fatto la scelta che ha abbellito la mia vita. Nel 1998 sono stato al suo addio al calcio in Camerun e poi con lui nel tempo ci siamo sentiti e messaggiati. Io il numero uno di sempre? Mi sento un uomo e uno sportivo che ha dato tanto, spesso rinunciando a un tornaconto personale come carriera e come guadagni. Mi sento fortunato per la mia vita e non mi sento il migliore di sempre. Non ci sono metodi e modi per esprimere un giudizio del genere. Sono soddisfatto di quello che ho fatto e non vedo altri che hanno avuto la mia carriera, ma non sono per certe dichiarazioni. Sono stato un portiere che ha segnato un’epoca insieme ad altri 3-4 colleghi e questo mi basta, mi fa felice. Ho avuto la fortuna di rappresentare il Parma, la Juventus e la Nazionale. E’ bello finire la carriera ed essere soddisfatti di quello che si è dato: io lo sono. Un messaggio per i ragazzi? La cosa più bella nella vita è sapere che puoi girare a testa alta con tutti e comportarsi allo stesso modo con tutti, dai più potenti ai più deboli. Bisogna essere coerenti, fare scelte nelle quali rinunci a qualcosa. La forza come uomo si acquisisce così. A 28 anni nel 2006, dopo aver vinto il Mondiale, io sono rimasto a giocare nella Juventus in Serie B: ho rinunciato a giocare nel palcoscenico europeo più importante per 2-3 anni, ho rinunciato a dei soldi, ma questa cosa mi ha dato forza nella mia vita”.

Campione del Mondo

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La più grande gioia è stata la Coppa del Mondo vinta in Germania: “E’ stata il sogno più grande che ho realizzato. Se da bambino sognavo di diventare un giocatore di Serie A, la Coppa del Mondo l’ho sempre vista lontanissima, inavvicinabile, solenne per come ero io. Era il traguardo più grande e pensavo di non meritarla. Conquistarla insieme ai miei compagni è stata quasi una sorpresa. Per vincere determinate competizioni c’è bisogno di snodi fortunati che ti fanno primeggiare. In Germania nel 2006 tutto ci è girato nel modo giusto: in quella squadra c’era una chimica particolare, c’era un’unione e una fratellanza pazzesche. Ci aiutavamo in campo in ogni partita in modo incredibile. Non eravamo la formazione più forte, ma la più difficile da battere. Indossare la maglia azzurra per me era una gioia incredibile da descrivere. Sono stato fortunato a portarla per tanti anni… Le due mancate qualificazione ai Mondiali? E’ stata la legge del contrappasso, il dazio che la vita ti chiede di pagare. Nell’Europeo del 2021 tutto si è incastrato nel migliore dei modi, dalle parate di Donnarumma al gol annullato per fuorigioco di centimetri all’Austria, dalla pandemia che ha permesso a molti dei nostri di arrivare più pronti. L’esclusione dei Mondiali contro la Macedonia è stata invece una beffa e lì invece tutto è andato male, come per esempio i due rigori sbagliati nel girone o la rete incassata dai macedoni con l’unico tiro in porta. Io di nuovo in Nazionale? Speravo che, se fossimo andati al sesto Mondiale, a qualcuno avrebbe fatto piacere chiamarmi, ma purtroppo abbiamo risolto il problema alla radice…”.

Le mie auto

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Per le due ruote, a differenza di altri colleghi, non ha una vera passione: “Non sono un appassionato, tanto è vero che posseggo una Due Cavalli a Forte dei Marmi e stop. Ho avuto una Porsche che mio padre ha criticato e dopo due anni l’ho venduta perché non ci stavo comodo. Poi ho preso delle Jeep, più comode… Alla Ferrari sono stato in visita lo scorso anno e ho notato il modo di lavorare minuzioso che hanno: per un granello di sabbia, un minimo errore, saltano delle teste. Ho conosciuto Leclerc ed è stato un piacere: lo andrò a trovare a Maranello e mi ha detto che mi farà fare un giro con lui in Ferrari”.

L’impresa

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Nel cuore gli è rimasta Real Madrid-Juve 1-3, una gara in cui la Juventus ha vinto inutilmente visto che è stata eliminata. “Avendo perso 3-0 in casa e andando là, a Madrid, volevamo giocarcela aggrappandoci a quello 0,5% di possibilità di passare il turno. Pensare di ribaltare quello 0-3 era da folli. Io ero il capitano della squadra e avercela quasi fatta è stata un orgoglio pazzesco. Un rimpianto? La finale dell’Europeo perso contro la Spagna. Eravamo inferiori a loro, probabilmente erano stati penalizzati dall’avere un giorno di riposo in meno, complice la semifinale tirata con la Germania, ma potevamo fare qualcosa di più. Perdere 4-0 non ci stava perché nella fase a gironi contro la Spagna avevamo pareggiato 1-1 e Xabi Alonso ci aveva dato appuntamento in finale”.

Pallone d’Oro

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Rammarichi per il secondo posto nel Pallone d’Oro del 2006 non ne ha: “Ci speravo, ma non è stata una delusione perché lo ha vinto un amico e un campione meritevole come Fabio che è arrivato a un obiettivo con tutte le carte in regola”.

Ritiro? Non è detto…

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Sul futuro è rimasto sul vago: “Se il Parma andasse in Serie A, sarei l’uomo più felice del mondo e avrei realizzato l’85% degli obiettivi della mia vita. Sarebbe una pacificazione con me stesso: a 45 anni gioco ancora perché sono sempre insoddisfatto della mia carriera e questo mi dà energie. Voglio sempre provare ad alzare l’asticella. Continuerò a giocare? Se fossi certo, ti direi di sì o di no. Voglio vedere come arrivo a queste ultime 4-5 partite dal punto di vista mentale e delle energie. Se queste due cose rimangono inalterate, posso prendere in considerazione l’idea di proseguire. Anche se rimanessimo in B. Però poi ci sono di mezzo 12 mesi…”.

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