Buenos Aires si prepara al “10M”. Tutti in strada per urlare “Maradona è stato ucciso”

Massiccia manifestazione prevista oggi nella capitale argentina. Alla marcia, frutto di una campagna spontanea sul web, parteciperanno anche le figlie del Diez. Nel frattempo, su Luque e il suo entourage incombe anche l’ombra di mazzette e raggiri

Una marcia per chiedere giustizia e verità sulla scomparsa di Maradona. Avrà luogo questa sera a Buenos Aires, dove migliaia di appassionati si sono dati appuntamento a partire dalle 18 locali ai piedi dell’Obelisco, il punto più emblematico della capitale porteña. L’iniziativa, proposta la scorsa settimana da alcune organizzazioni e fan club maradoniani, è divenuta virale nel giro di pochi giorni grazie a spontanee campagne sul web e sui social, al punto da raccogliere anche l’adesione delle figlie e dell’ex moglie dell’argentino, presenti anche loro per reclamare giustizia.

Marcia spontanea

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“La condanna sarà sociale, giustizia per Diego”, reclama a grandi lettere il volantino diffuso sul web, che poi accusa apertamente: “Diego non è morto, l’hanno ucciso. Castigo per i colpevoli”. La data scelta per la manifestazione, ha spiegato un rappresentante dell’organizzazione Pueblo Maradoniano, “non è casuale. Il 10 marzo, 10M, è un chiaro omaggio a Diego. Non poteva che essere questo il giorno per chiedere giustizia e ribadire che la gente conosce la verità”. Nel frattempo, le indagini della magistratura procedono spedite, alimentando i sospetti di omicidio colposo ipotizzati sin dall’inizio. Tra i sette indagati finiti nel mirino degli inquirenti, il neurochirurgo Leopoldo Luque resta quello nella posizione più complicata.

Sospetti raggiri

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Ad aggravare ulteriormente i sospetti già emersi su Luque è il contenuto di un’intercettazione diffusa ieri da Infobae, da cui emerge il sospetto di raggiri perpetrati alle finanze del Diez con la collaborazione di Vanesa Morla, sua contabile con ampio potere gestionale (nonché cognata di Matias, legale e socio in affari dell’ex Pibe de Oro). “Dove vado a prendere la mia fetta di torta?”, chiede Morla a Luque nella conversazione datata tra il 15 e il 17 gennaio 2020. “I tuoi soldi li ho presi, ma ne ho già spesi un bel po’. Dammi le tue coordinate bancarie e ti faccio un bonifico”, risponde Luque, forte di un contratto appena firmato in cui Maradona gli garantiva uno stipendio mensile di 100 mila pesos (poco meno di mille euro al cambio attuale). “Quando mia moglie scoprirà che una parte dei soldi è tua, non la prenderà bene”, prosegue lo specialista parlando di quella che agli inquirenti sembra a tutti gli effetti una mazzetta. “Ma mi faccia il piacere”, ribatte piccata Morla. “Quando sua moglie scoprirà che vi tenete 180 mentre a me date 20, sicuramente penserà che quella furba sono io, come no”, taglia corto la contabile. “È chiaro che siamo in presenza di un accordo sotto banco, di una mazzetta concertata tra due professionisti alle dipendenze di Maradona. Non escludiamo che si sia ripetuto anche con altri soggetti a libro paga”, ha rivelato a Olé una fonte interna alla Procura. “Ma le prove più schiaccianti sono quelle che riguardano il compenso di Luque”

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