Brozovic il vero regista di Conte. E così Eriksen è diventato di troppo

Il tecnico interista dopo aver accarezzato lo scambio tra il centrocampista croato e Paredes in estate, ora ne ha fatto il fulcro del suo gioco. Per questo il danese è rimasto fuori dal progetto tattico

Alzi la mano chi avrebbe detto che Marcelo Brozovic sarebbe diventato un intoccabile. Quante mani ci sono? Due, tre? Ecco, forse sono anche troppe. E invece è proprio così, per Antonio Conte il centrocampista croato è fondamentale, l’unico in rosa in grado di poter fare il regista come vuole il tecnico salentino. Ma come, Conte non se ne voleva liberare? Lo scambio col Psg per Paredes non era ormai fatto? Sì e sì, ma le cose cambiano, se sai come cambiarle. E Brozovic lo ha saputo fare, in silenzio, con il solo aiuto delle sue capacità. Diventando, di fatto ma senza volerlo, la nemesi di Christian Eriksen. Vediamo perché.

Questione di moduli

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In estate il croato sembrava appunto pronto a lasciare Milano e Conte – dopo aver ricucito lo strappo con la società – a cambiare modulo per costruire attorno ad Eriksen il suo ambiente ideale. Via il 3-5-2 classico, con cui la squadra era arrivata seconda in campionato e in Europa League, e dentro un più offensivo 3-4-1-2, con quell’uno, il trequartista, idealmente interpretato dal danese. Non che si tratti di una novità di quest’estate: la prova era stata fatta anche alcune volte in campionato, ma i risultati non avevano convinto fino in fondo. Conte ci ha riprovato, forse per non togliere del tutto la possibilità a Eriksen di avere uno spazio in nerazzurro. Ma poi? Poi quel ruolo è stato interpretato da tutti, tranne che dal danese. Barella e Vidal ci hanno provato, con risultati altalenanti, e al 24 ex Tottenham non sono rimasti che pochi minuti giocati soprattutto tra la segnalazione del recupero e il triplice fischio. A non convincere di più nel 3-4-1-2, poi, è stata la mancanza di equilibrio che ha causato – soprattutto a inizio stagione – troppi gol subiti: 3 con la Fiorentina e 2 col Benevento, nelle prime due giornate, non sono esattamente numeri che ci si aspetterebbe dalla miglior difesa dell’ultimo campionato. Un trend negativo confermato anche dalla disastrosa campagna europea. Nelle partite giocate con quel modulo, tra l’altro, Conte ha spesso dovuto rinunciare proprio al croato, fuori per Covid. Al vecchio 3-5-2 Conte ha fatto ricorso contro il Sassuolo, dopo il secondo k.o. contro il Real. Risultato? 3-0 a una delle migliori squadre del campionato. E tanti saluti al trequartista.

Incompatibili

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Tornando quindi alla questione Brozovic, in sua assenza, contro il Sassuolo, da regista ha operato Barella, aiutato ai lati da Vidal e Gagliardini. Per Conte, però, la soluzione migliore è quella in cui l’ex Cagliari e il cileno agiscono ai lati del regista, che non può che essere Brozovic. Perché solo lui? Perché metterlo al centro dell’azione consente alle due mezzali, sgravate da compiti di impostazione, di mettere al frutto al meglio le proprie qualità. Potrebbe farlo Eriksen quel ruolo? Forse sì, ma non per Conte: il tecnico vede nel tiro l’arma migliore del danese, arretrarlo così tanto ne dimezzerebbe la capacità. Perché non mezzala, allora? Perché per il salentino non ha l’intensità e il dinamismo giusti, caratteristiche che non mancano ai due titolari e che anche Sensi, quando ha potuto – soprattutto all’inizio dell’anno scorso – ha dimostrato di avere più del danese. Ecco perché la centralità di Brozovic non può che togliere spazio a Eriksen: la stessa sua presenza significa che l’ex Tottenham non ci può essere, almeno dal primo minuto. Il croato col Napoli è uscito per infortunio e a breve dovremmo conoscerne l’intensità. Una brutta botta per Conte, che ha saputo re-innamorarsi di Brozovic dopo averne praticamente messo la firma sulla cessione. Le cose cambiano, se sai come cambiarle: anche questo può essere un messaggio per Eriksen.

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