Branchini: “Superlega? Calcio gestito male. Inter, la situazione è complicata”

Come sarà il prossimo mercato? Il noto procuratore Giovanni Branchini fa il punto della situazione in diretta sul canale Twitch di Calciomercato.com: “Sarà il mercato che tutti ci aspettiamo da tempo, non credo ci saranno grandi sorprese. Sarà un mercato con poche operazioni basate sul danaro, sul cash e sui pagamenti diretti. Questo non vuol dire che non ce ne saranno, ma poche. Magari anche qualcuna clamorosa, perché squadre che hanno possibilità di spendere cercano giocatori importanti, che non saranno svenduti da chi li possiede oggi. Ma la stragrande maggioranza delle operazioni saranno di scambio con finalità tecniche e anche, nel primo periodo, finalità bilancistiche”.

CLUB ITALIANI – “Noi purtroppo da un po’ di tempo non produciamo più campioni, sembra che la cosa interessi relativamente ma dovrebbe essere una priorità, una preoccupazione enorme per tutti. Gli ultimi nostri campioni sono nati negli anni Settanta o nei primi anni Ottanta. Difficilmente un grande acquisto riguarderà un calciatore italiano, non dico nulla di sconvolgente o di nuovo. Il nostro non è un campionato oggi ai vertici. Anche se parliamo dei top-5, non è un campionato particolarmente attraente per gli stranieri che hanno grandi cifre da investire. Si possono comprare buoni giocatori a buone condizioni, ma il Manchester City o United o il Real Madrid che devono cambiare centravanti non guardano in Italia. Anche perché qui abbiamo i 39enni che fanno triplette”.

LUKAKU – “Gli stranieri possono uscire, anche più di uno. Credo che lo stesso Lautaro Martinez sia molto importante e sia stato un po’ offuscato dalla grande stagione di Lukaku, ma non credo sia inferiore: sono entrambi molto validi. Abbiamo Donnarumma che è un valore assoluto, ma credo che non sia il mercato dove chi non ha limiti di spesa entra, non è il negozio in cui entra. Prima frequenta altri negozi, poi passa nel nostro”.

QUANTO INCIDE LA CHAMPIONS – “Chiaro che incide, ma abbiamo visto e dimostrato dai fatti che non incide in maniera così determinante. Io penso che l’elemento più discriminante nel mercato di un club sia capire l’esigenza di vendere: quanto si deve vendere e chi si vuole vendere, questa è la cosa più complessa perché per vendere qualcuno serve qualcuno dall’altra parte che voglia acquistare. E non è facile. Il principale aspetto del debito che coinvolge il calcio mondiale non è stato pagare troppo un calciatore o una commissione, è che si prendono tanti giocatori che non giocano un minuto. Non c’è più l’esercizio della scelta, chi decide chi comprare e chi vendere. Si comprano troppi giocatori e ci si trova con un enorme peso salariale inutile. Quando ho iniziato questo mestiere, 36-37 anni fa, si gridava allo scandalo per qualche stipendio che si alzava. Ma mi insegnarono che un calciatore che fa bene non sarà mai troppo caro. Sono quelli che non giocano e stanno in panchina che sono troppo cari anche se pensi di pagarli poco. E questo affligge il nostro calcio, che ha perso competenza e ruoli preposti nelle scelte. E si vedono le conseguenze”.

SUPERLEGA – “Io non voglio certo presentarmi come il Solone che conosce la verità e il Verbo e ho rispetto delle persone che si espongono. Credo che il vero problema della Superlega sia stato non preparare un attacco così delicato senza il giusto supporto dell’Aviazione che avrebbe dovuto bombardare in anticipo per spiegare perché stava accadendo. Questo non è stato ed è diventato oggetto delle più facili demagogie. E’ indubbio che oggi il calcio è governato male, in una maniera assolutamente sbagliata da ogni punto di vista. Perché chi gestisce il calcio e si definisce ente governativo, fa tutto meno che governare e controllare. Organizza eventi con attori pagati da altri impresari, le leghe di calcio, e fa questi eventi che danno utili impressionanti con cui vanno a creare una miriade di altri eventi inutili che servono solo per fare politica in giro per il mondo e avere consensi per portare avanti idee, scelte politiche. E soprattutto la rielezione di chi è al potere. Non voler riconoscere che le regole vanno riscritte o addirittura scritte, non capire che il calcio non può essere quello di 60-70 anni fa, lasciarsi trascinare dalla demagogia… Ci sono dirigenti che evidentemente sono vittime di un sistema che non funziona e va visto con competenza, con finalità che non sono personali. Il Bayern Monaco non ha potuto giocare le due partite più importanti della stagione con Lewandowski che si è infortunato in Polonia-Andorra e non ha senso. Chi dice il contrario fa demagogia. I calendari delle Nazionali vanno ridisegnati con meno partite. Il calcio ora ha bisogno di meno partite, dare più tempo ai giocatori di recuperare per dare spettacolo. Lo spettacolo sta peggiorando, sono rare le partite in cui vedi uno spettacolo calcistico buono. Oggi abbiamo avuto anche l’aggravante del Covid, ma nel sistema generale vanno riscritte e ridecise delle posizioni. E questo va fatto con i protagonisti. Da anni mi batto con la Fifa sfidandola a un dibattito pubblico sulle regole degli agenti. Non vogliono farlo perché non vogliono che si parli pubblicamente della verità, buttano cose per fare consenso dicendo che gli agenti guadagnano troppo e la lasciano così. Vogliamo creare dei cap? Creiamoli a tutto, a magliette e competizioni che non hanno ragione d’esistere e sono retti da enti governativi e non producono nulla se non costi. Sediamoci a un tavolo, chi ne ha diritto, e parliamone. Ma non buttiamo cose qua e là perché fanno consenso. Come si fanno a ridurre le commissioni se aumentano costi dei cartellini e stipendi? Se sono regolate in percentuale è normale che aumentino. Sono i comportamenti illeciti e le storture che vanno eliminati, ma questo non genera voti. Queste sono le cose che andrebbero affrontate, ma nessuno le affronta. C’è qualcuno che se la sente la responsabilità di non generare campioni? Abbiamo fatto due Mondiali male, all’ultimo Mondiale non siamo neanche andati, e adesso qualcuno dice che vinceremo gli Europei: ahimé, sarà un triste risveglio”.

CAMBIERANNO TANTI ALLENATORI? – “Io credo che come ha dimostrato il Bayern, si comincerà a comprare gli allenatori, perché oggi sono più importanti dei calciatori. Per un motivo semplice: non ci sono calciatori bravi. I grandi vivai storici che hanno prodotto in maniera incredibile dall’inizio degli anni 2000, oggi non lo stanno più facendo. Anche la Germania è in un momento di difficoltà, l’unico Paese che sta facendo molto bene e produce regolarmente giovani fortissimi è l’Inghilterra, che finalmente ha trovato il connubio tra la loro storica visione del calcio (intenso e meno tattico) e tecnica e tattica con gli ultimi anni di tecnici stranieri. La sintesi tra il Dna del calcio britannico e le qualità del calcio europeo e sudamericano. Oggi vediamo giovani inglesi molto bravi e forti, ma il resto soffre. Il calcio francese rimane quello, produce una tipologia di giocatori ma non tantissimi campioni, anche per un campionato molto divertente ma poco cinico. Il Portogallo rimane il Portogallo, la Spagna è in crisi e l’Italia molto in crisi. Gli allenatori saranno sempre più importanti nella misura in cui ci saranno meno calciatori italiani”.

SCUOLA ITALIANA IN CRISI – “Sopravvento scuola tedesca? Il calcio va con chi vince e chi vince è il più bravo, piaccia o non piaccia a giochisti e risultatisti. La scelta di Tuchel del Chelsea è stata fozata, avevano fatto un investimento importante su Havertz e Werner che non stavano rendendo nella prima parte di campionato, l’innesto di un allenatore tedesco oggi li ha portati in una finale di Champions con ottime chance. Credo che quella scelta sia legata a questo. Ci sono momenti. Gli allenatori italiani quando sono andati in Inghilterra hanno vinto, quindi una brutta figura non l’hanno fatta. Credo che gli italiani restino buoni allenatori, poi si deve imparare da tutti”.

RONALDO: VIA DALLA JUVE SENZA CHAMPIONS? – “Tutto indica che la Juve e Ronaldo andranno avanti, anche perché non penso che il problema sia da circoscrivere a lui. Sappiamo che può condizionare la squadra, ma Ronaldo regala anche 30-35 gol l’anno, è un prezzo che si può pagare e ottimizzare. Personalmente ero sicuro che con la Champions la Juve avrebbe continuato con Pirlo. Nel nostro mondo c’è una mancanza di pazienza e i tifosi vogliono sempre il meglio, hanno vinto dominando per nove anni e doveva capitare un passo falso. Se si ha fiducia in un progetto e in un allenatore come Pirlo è giusto dargliela. All’inizio della stagione Vlahovic era messo in discussione e criticato per prestazioni e atteggiamenti, da quando ha avuto la titolarità indiscussa e si è sentito tranquillo ha risposto da campione dimostrando quello che vale. Molte volte bisogna avere fiducia nelle proprie scelte e portarle avanti anche se all’inizio non ci sono risultati esaltanti, ma questo nel calcio si dimentica sempre presto. I primi sei mesi di Platini, i primi sei mesi di Falcao, fecero fatica all’inizio, eppure diventarono protagonisti indiscussi. Ci vuole un po’ più di conoscenza sportiva e meno frenesia da tifoso. Il tifoso va rispettato, ma le scelte le deve fare chi ha competenza”.

DONNARUMMA – “Non so. Mi auguro solo che nel futuro di Donnarumma ci sia, oltre al contributo del suo agente, ci sia spazio anche per la sua volontà. Credo che il Milan faccia e farà, se non ha già fatto, di tutto per poterlo confermare tra i pali, a questo punto mi auguro che questo accada. Poi, se questo non accadesse, non griderei allo scandalo perché è piena la storia dello sport di queste cose. I primi che non credono alle bandiere e se ne fregano sono i club, quindi prima di reclamare dal calciatore bisogna tirare fuori 100 esempi di club che ci hanno sputazzato sulle bandiere”.

TRATTARE CON IL NUOVO MILAN – “A me non fa piacere esprimere giudizi e ho stima del lavoro degli altri. La grande differenza che il mercato ha fatto fatica a recepire è che il Milan è una società diversa dalle altre, ci sono passaggi interni che sono molto meno snelli rispetto ad altre realtà, non ha una genesi sportiva e ha un ramo ora interessato quindi i passaggi sono meno automatici e scontati. Questo va ascritto al merito di chi ha saputo convivere con queste difficoltà. Nel calcio spesso e volentieri un’operazione si fa in una notte. Ricordo Rui Costa al Milan: alle 18 non era del Milan, poi chiamò Galliani alle 20 e si chiese. Era del Parma? No no… Oggi non si riesce. Molte delle battaglie che ha fatto Boban si sono rivelate vincenti, dispiace vedere che si dimentica delle sue battaglie. Sta vincendo le cause in tribunale con il Milan, credo che la sua presa di posizione abbia facilitato il lavoro di chi è restato e favorito l’ottimo lavoro portato a termine e che ha avuto la sua consacrazione ieri sera”.

CAOS PROCURE – “Diciamo che una volta era tutto un po’ più semplice perché ci si conosceva tutti. La genesi di tutti era sportiva, quindi la lunghezza d’onda era la stessa per tutti. Da quando il calcio è diventato sinonimo di facili guadagni sono cambiati molto i pozzi da cui si è attinto. Oggi l’agente non lo fa solo chi ha una certa passione o una certa conoscenza, lo fa anche chi vede quella professione che può essere remunerativa e con certi investimenti può dare ritorni. Per noi della vecchia scuola è impensabile comprare la fiducia di un giocatore con danaro, molti altri lo hanno fatto nonostante si esplicitamente vietato dalle norme. Torniamo ai proclami ad effetto, ma quando c’è da agire viene a mancare la voglia di far fatica e seguire certe problematiche. Il passaparola tra calciatori è sempre stato il più legittimo e logico, se un atleta è contento con il suo agente e riceve gli sfoghi di un collega non felice, è normale dirgli di parlare con il proprio procuratore. Diverso è se sono il capitano di una squadra dire a un giocatore: “Devi passare con il mio agente se vuoi giocare”. Oppure se qualcuno in Nazionale fa pressioni per passare con il suo agente di riferimento. Io credo che i comportamenti sbagliati e gli eccessi ci siano ovunque, ovvio che oggi il numero di agenti è smisurato. C’è un numero di agenti che pur di avere clienti è disposto a fare ogni cosa. Sono cambiate anche le famiglie dei calciatori, un tempo cercavano qualcuno che potesse sostituirsi a loro nel proteggere la carriera del figlio, oggi è tutto orientato al business, a volte anche in modo prematuro e immediato. E’ sbagliato, perché va a inficiare la carriera di giovani promettenti. Un po’ come voi (giornalisti, ndr). quando dite a un ragazzo dopo due buone partite che valgono 80 milioni e devono andare in Nazionale. Danni a Zaniolo? No no, dico in generale. Un tempo i ragazzi avevano tempo di diventare campioni, oggi no perché vengono dichiarati così prematuramente. Bisogna confermarsi nel tempo e crescere. Alcuni dei nostri calciatori Mondiali dell’82, a 24 anni erano sconosciuti e hanno vinto, ma perché è stato dato loro il tempo di completarsi anche caratterialmente. Oggi come fai a dire che non è un campione a un 21enne che guadagna due milioni, è sul gossip e i giornali dicono che è da Nazionale. Devi essere un santo per non avere un contraccolpo. E così ragazzi che possono diventare campioni non hanno la serenità di completare la loro crescita”.

QUALE CLUB DI A CAMBIERA’ DI PIU’ – “Penso che in Serie A la squadra che cambierà di più è la Roma. Credo abbia una proprietà a cui piace molto essere in prima linea e fare scelte con il loro diretto coinvolgimento. E’ una squadra che ha bisogno di interventi, ha una buonissima base, ha preso un allenatore dalla personalità fantastica come Mourinho e sicuramente la Roma sarà molto attiva. Più di Napoli e Lazio che hanno bisogno di meno interventi. La Fiorentina si batterà per tenere i suoi talenti. L’Inter è un punto interrogativo per tutti. La Juventus dipenderà da cosa farà in uscita, ma è stata una squadra molto attiva sul mercato e ha preso giocatori importanti, quindi non penso abbia bisogno di essere rifondata. Penso che la squadra che farà di più sarà la Roma”.

QUALE GIOCATORE SARA’ IL COLPO DELL’ESTATE – “Bisognerà vedere anche gli allenatori, credo che Mourinho farà scelte a centrocampo e penso ci sia già qualche movimento. Ci sarà movimento in attacco, penso terranno Borja Mayoral un altro anno. Ora è difficile fare nomi e non dimentichiamo che ci sono anche gli Europei: chi vende e chi compra, tutti aspettano di vedere cosa dicono gli Europei”.

CONTE VIA DALL’INTER? – “Io mi chiedo che cosa si intenda per cataclisma. Più di quello che deve succedere? Io credo che l’Inter sia in un momento molto complicato e bisogna capire come la proprietà l’affronterà. La dirigenza è in una posizione scomoda, deve fare fronte a promesse ed esigenze, contratti rinnovati sulla parola. E’ una situazione molto complicata. Non mi ha sorpreso la vittoria dell’Inter in campionato, mi auguro che riescano presto a trovare gli equilibri per poter avere un programma e un’idea. Mi chiedo le persone che sono in prima linea che scelte faranno, la logica sarebbe che chiaramente Conte rimanesse come tutta la dirigenza e che ci possa essere un mercato anche con un 1-2 uscite importanti, un mercato non ricco e al risparmio ma che tenga intatta la fisionomia e il valore della squadra. Oggi non sappiamo se sarà possibile. Leggo i giornali e sento quello che si dice, si sta discutendo del futuro della società e finché questo non sarà chiaro non potremo sapere cosa decideranno Conte, Marotta e Ausilio. Speriamo che la proprietà possa continuare il ciclo, perché ci sono le basi per costruire un ciclo”.

ERIKSEN – “Può essere uno dei sacrificabili dell’Inter? Non voglio dire cose che non conosco, la mia sarebbe una risposta infondata basata solo su sensazioni. Io penso che nel momento in cui una società sa che tipo di sacrificio deve fare e affrontare, in base a quello con i suoi tecnici e i suoi dirigenti cerca di ipotizzare un progetto. Questo progetto dirà che sarebbe meglio vendere Tizio e Caio piuttosto che Sempronio e poi si vede se il mercato recepisce questo desiderio. Quello che mi auguro è che la proprietà trovi una soluzione. E’ una proprietà che è venuta in Italia e ha ottenuto un risultato, strappare lo scudetto alla Juve. Che sia una soluzione buona per Zhang, per l’Inter e per i tifosi che dopo 11 anni hanno riassaporato una soddisfazione e sarebbero felici di continuare ad avere questo sapore in bocca”.

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