Borja Valero sceglie col cuore: resta a Firenze e giocherà in Promozione con una squadra di tifosi

Lo spagnolo dalla A ai dilettanti. Avrebbe voluto restare un altro anno alla Fiorentina, oppure smettere, ma il Centro Storico Lebowski, una società che crede in un calcio “romantico”, lo ha convinto

Difficile dire se sia più grande l’amore per il calcio o quello per Firenze. Non a caso in città lo chiamano “il sindaco”. Di certo quella di Borja Valero è una scelta di cuore. Il centrocampista spagnolo, 36 anni, ormai a fine carriera, ha ceduto al corteggiamento del Centro Storico Lebowski, squadra fiorentina che partecipa al campionato di Promozione e molto attiva nel sociale. Un aspetto non secondario nel momento in cui Borja, cresciuto in un quartiere periferico di Madrid, si è trovato a scegliere.

La storia

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A luglio la Fiorentina non ha rinnovato il suo contratto e lui si è ritrovato senza squadra dopo una carriera di alto livello iniziata al Real Madrid poi proseguita tra Spagna, Inghilterra e Italia, dove ha giocato con la Fiorentina (due volte) e con l’Inter. In realtà, avrebbe voluto restare in viola almeno un’altra stagione. Con Firenze, però, si è creato un legame speciale che persone vicine al giocatore e al Centro Storico Lebowski hanno cavalcato per tutta l’estate: Borja Valero voleva smettere, loro sognavano di averlo in Promozione. E alla fine hanno fatto centro. Dopo settimane di silenzio, la società ha pubblicato un video girato nei giorni scorsi in cui si vede il centrocampista immerso nella tribuna del campo di Tavarnuzze, alle porte di Firenze, a cantare con i tifosi. È la fumata bianca: il sindaco vuole dare una mano a questi ragazzi.

Il club

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Il Centro Storico Lebowski, infatti, è una squadra particolare. Nata nel 2010 “su una panchina di piazza d’Azeglio”, a Firenze, è una società dilettantistica che nasce “come emanazione della propria tifoseria”. Una realtà “senza padroni”, gestita da un nucleo di tifosi, che si autofinanzia e ripudia il “calcio moderno”. Radicata ai principi di una volta, vuole rimettere le persone al centro del mondo del pallone: “Ci eravamo stancati – si legge nel loro manifesto – della serie A, di campionati senza sorprese, di classifiche disegnate dai diritti tv e dagli intrighi di palazzo, di partite ogni tre giorni, sempre più frenetiche e meno spettacolari, di un calcio senza attese e pause, che non riesce più ad aspettare la domenica”. Hanno le maglie grigie e nere e sul petto lo scudetto col faccione del ‘Lebowski’ dei fratelli Coen. Proprio come il ‘Drugo’ del film, nascondono un animo nobile dietro un’apparenza sgangherata. Negli anni si sono anche impegnati nella riqualificazione di alcune aree.

Stessi valori

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“Il giocatore è forte, certo, ma non rientra nei parametri del nostro club dal punto di vista delle caratteristiche umane” scherzavano in un comunicato di fine luglio, quando la notizia della “trattativa” con Borja era diventata di dominio pubblico: “Come potremmo essere interessati a un giocatore sincero, sensibile e umile, intelligente, attaccato alla maglia che indossa, consapevole mentre gioca di star rappresentando una comunità, capace di mettersi a disposizione del gruppo?”. In realtà, ammettevano, “nei prossimi giorni, chissà, magari avremo l’opportunità di spiegare a Borja chi siamo, e cosa vorrebbe dire per noi (e per lui) indossare la maglia del Lebowski”. L’hanno avuta e devono esser stati convincenti. Anche perché il centrocampista spagnolo, che a Firenze voleva restare a vivere, è sensibile a certe questioni. E per dare visibilità al progetto del Lebowski è pronto a immergersi nel fango dei campetti di periferia. Giocherà in Promozione, compatibilmente con gli impegni con Dazn.

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