Bologna, un’idea di personalità

Visto che Bologna? Valeva la pena aspettarlo con ansia come uno che non vede la morosa da mesi e sogna interminabili e goduriose ore liete? Pensavate che il lungo, forzato riposo potesse presentarvi gagliardi e vogliosi combattenti pronti non solo al dovuto omaggio al caro Sinisa, ma a una prova di carattere che testimoniasse le tante lezioni da lui ricevute e spesso assimilate nei momenti più duri? Pensavate bene: in parte li ho, li abbiamo (ri)trovati, i combattenti.

Immagino l’accurato stupore di Paulo Dybala che si ritrovava al secondo inizio di un campionato abbandonato tre mesi fa e doveva per forza chiedersi in quale mondo fosse capitato dopo avere assaggiato – e vinto – un Mondiale. Non esageriamo, non è che in Qatar la Joya abbia potuto affermare la sua vera gloria, ma almeno un rigore decisivo per diventare Campione del Mondo l’ha segnato. Modesto e professionale, ha obbedito alla chiamata di Mourinho, è tornato senza far giusta festa con Messi, è sceso in campo omaggiato da un popolo festante per fede più che per gloria e si è ritrovato il Bologna al quale ha segnato sette gol in sette partite, come dire il suo avversario preferito. Dopo cinque minuti ha colto un lancio di Zaniolo, ha cercato Skorupski, ha trovato il piede di Lucumi, rigore aperto a ogni interpretazione. Tutte e opposte le ho sentite. La realizzazione l’ha lasciata a Pellegrini e ha tentato di far luce fino al 72’.

Gli altri novanta – con recupero qatarino – vorrei dimenticarli, ma non del tutto. Il Bologna ha preso il campo, l’ha tenuto, ha faticato a trovare la porta di Rui Patricio, merito della bloccatissima difesa romanista. Ma ha fatto più partita, specie sulla destra. Un pizzico di lucidità in più l’avrebbe senz’altro premiato. A trasformare l’ingresso formale di Abraham in una leggendaria impresa, la respinta sulla linea al 96’ sul colpo di testa di Schouten.

Ho sopportato con spirito comprensivo quel mezzo gioco dal basso non tattico ma figlio di smarrimento; ho creduto per un attimo nell’eleganza di Lucumi che purtroppo non finisce mai quel che correttamente comincia. E Dominguez? Ho sentito dire che era stanco ma i due tiri sbagliati all’89 e al ‘93 non dicevano stanchezza. Ecco, l’anno nuovo è cominciato così. Anche con una protesta. Per un rigorino subito, per un altro non dato.

Roma-Bologna, l'omaggio a Mihajlovic e il bacio di Ultimo

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