Bologna, Thiago Motta e la forza degli esclusi

L’unione fa la forza. E il… Bologna. Non è la solita frase fatta, ma la verità. Cominciamo da due foto che sono la conferma di ciò. Ora, va bene la panchina di Salerno considerato che stava rientrando da un guaio fisico, ma anche con l’Udinese e successivamente a Bergamo contro l’Atalanta Riccardo Orsolini è stato impiegato solo a giochi avviati. Ebbene, una volta firmato il gol del 2-0 si è avvicinato a Thiagio Motta e gli ha detto, «sono qua, non mi abbracci?». Thiago lo ha abbracciato e in quei momenti deve aver anche gonfiato il petto, proprio perché l’Orso aveva capito il motivo di quelle due esclusioni. Poi la seconda: manca Marko Arnautovic e Thiago per la terza volta di fila preferisce Nicola Sansone a Joshua Zirkzee. Ebbene, Sansone batte Musso firmando l’1-0 e chi è il primo giocatore rossoblù che va ad abbracciarlo? Proprio il ragazzo olandese che indossando ancora la pettorina rossa corre dalla panchina per raggiungerlo sotto la curva occupata dai tifosi del Bologna, evidenziando la sua felicità e non il disappunto nei confronti di chi gli aveva portato via il posto. E poi vogliamo parlare anche di Lykogiannis e De Silvestri che sono andati ad abbracciare Orsolini dopo il gol del 2-0? Come no, sono stati molto significativi anche i messaggi arrivati alla squadra prima e dopo la vittoria di Bergamo da Marko Arnautovic: guai a dimenticare come possa essere ancora un valore aggiunto quando starà bene fisicamente e si sarà di nuovo calato nella parte. Il Bologna è questo, «è una grande famiglia», come più volte ha assicurato lo stesso Thiago.

La famiglia di Casteldebole

Non solo grande ma anche molto allargata, fate conto che la famiglia del Bologna sia costituita da tutti gli abitanti di Casteldebole. Sì, perché Thiago Motta prima di conquistare la squadra ha saputo portarsi dalla propria parte con naturalezza, gentilezza, sorrisi e anche abbracci chi lavora al centro tecnico. Uomini e donne. Non per paraculaggine, badate bene, ma volendo rispettare e gratificare tutti per il rispettivo mestiere portato avanti per il Bologna. Dagli impiegati e dalle impiegate a chi cura quotidianamente i campi, dai magazzinieri a chi vive tutto il giorno in lavanderia, dagli addetti all’area comunicazione a quelli del marketing e merchandising, a quelli della cucina E attenzione, questo discorso non riguarda solo Motta, ma anche l’intero suo staff, tutti come lui, dal primo all’ultimo. Poi quando vince una partita Thiago ha un abbraccio per il mondo, da Saputo (quando è presente) in giù, Fenucci, Sartori, Di Vaio, Fini, Tassi, Winterling, Sandoni, amministrativi, magazzinieri. In una sola parola, tutti. E non è assolutamente un caso che nel corso delle sue conferenze stampa, Thiago trovi lo spazio per ringraziare l’intera «famiglia» del Bologna, oltre al popolo rossoblù. Perché il suo godimento è quando tutta Bologna può gòdere.

Ognuno pensa per l’altro

Certo, eccome se arriviamo al capolavoro di Motta dentro il campo. E ci riferiamo sia al lavoro settimanale che alla partita. Che il Bologna sia una squadra con buone potenzialità tecniche e costruita bene è il segreto di Pulcinella, ma anche in questo caso l’unione ha fatto ancora di più la forza. Ci spieghiamo meglio: il Bologna è un corpo unico, che sa riconoscere in ogni momento lo spazio da occupare, come spartirselo, come scambiarselo. Poi gioca a memoria, o a «chius’occhi», come diceva Renzo Ulivieri del suo Bologna, vi ricordate. C’è un’altra verità, come è stato evidenziato anche sabato passato contro l’Atalanta: non c’è un giocatore del Bologna, uno solo, che pensi individualmente, ciascun rossoblù pensa per il compagno e per il bene del gruppo, ciascuno fa una corsa e una rincorsa in più per aiutare chi via via è in difficoltà. No, l’io in questo Bologna non esiste, esiste soltanto il noi (e anche questa è tutt’altro che una frase fatta). Ancora proprio come ai tempi belli di Renzaccio, «noi mangio una mela, noi vado al cinema». A volte ritornano.


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