Bologna, la sorpresa è fuori

Pasqua dolcissima: colomba Motta e ovone con tre tuorli, Sansone, Orsolini e Skorupski. La sorpresa più bella della stagione. Il Bologna sconfitto in casa a gennaio è risorto a Bergamo e ha sciolto in anticipo – metaforicamente – le campane pasquali. Con un’impresa convincente, direi perfetta, nonostante un avvio in sofferenza. Perché a Bergamo si soffre, da sempre, e la bellezza sfacciata di questa vittoria ripaga gli affronti storicamente subiti in quello stadio: 55 gli incontri disputati, questo compreso, 30 vittorie dell’Atalanta, 17 pareggi, 8 vittorie del Bologna, 84 gol fatti dai nerazzurri, 42 gol dai rossoblù e i nomi di Sansone e Orsolini scritti a lettere d’oro. Già, proprio l’Orso-Leone aveva lasciato traccia al Brumana nel 2019, quando i rossoblù di Mihajlovic ne avevano presi quattro e dunque non c’è niente da ridere se il bel Riccardo segna e dà di matto, vindice eroe, gli annullano il gol ma non si deprime, anzi, ci dà e ci dà finché non segna quello buono, un magico sinistro che libera i cuori, i pensieri e le voci dei tanti tifosi bolognesi giunti fin lì sospinti da una squadra ritrovata e tecnicamente felice.

Atalanta annichilita

Sì, è un altro Bologna, quello di Motta, una squadra che non si vedeva da anni così organizzata, tenace, resistente e resiliente, capace – mi spiego – di sopportare grazie a uno Skorupski prodigioso (da rivedere la sua opposizione a Hojlund e Lookman) a pedatori umili e concentrati un tempo… d’altri tempi: Motta è giovane, neanche le conosce certe furbe barricate che Gasperini esibisce combinando una partita all’antica, con marcature a uomo o a zona ristretta anni Ottanta, sicché i rossoblù faticano a passare la metà campo e affidano al portierissimo la sicurezza con l’unico tentativo di gol firmato da Kyriakopoulos al 18’. Chi mostra di sentirsi a suo agio nel duro revival è Soumaoro, uno che sembra un difensore d’epoca e ieri avrebbe fermato anche i treni in corsa. Nella ripresa il gioco cambia mossiere e Motta annichilisce Gasperini e un’Atalanta ricca di talenti (arrivano inutilmente Demiral, Zapata, Muriel) mandando in campo Orsolini, Dominguez e Medel (Sansone e Moro giustamente a riposo) cambiando musica e ritmo. Poi si gioca come vuole lui, Thiago, agili e audaci, quasi volanti. Talvolta esagerando con colpi di tacco che in fondo generano sconforto e confusione nelle retrovie bergamasche. Oh da quanto non vedevo un Bologna così bello. Voglio dedicarlo – consentitemi la licenza – al caro Ezio Pascutti che a Bergamo, sessant’anni fa, fu offeso e umiliato per aver difeso, in maglia azzurra, a Mosca, Angelo Benedetto Sormani colpito a tradimento dal canaglione Dubinsky. Ricordo, infine, l’accoglienza trionfale dedicata all’ex Sartori e un Orsato che sembra un arbitro vero.

Thiago Motta ritrova Gasperini: "Mi ha insegnato molto"

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