Bojan si sfoga: “Io promessa mancata? Ho vinto con il miglior Barça della storia”

L’ex attaccante di Roma e Milan, cresciuto nel vivaio blaugrana, festeggia l’inizio della sua quindicesima stagione da professionista. Il suo nome è quasi sinonimo di promessa mai del tutto mantenuta, ma lui non ci sta…

Festeggiare sui social l’inizio della quindicesima stagione da professionista a neanche 32 anni. Non male come traguardo per Bojan Krkic, che però è passato alla storia come una delle grandi promesse del calcio mondiale. Nell’immaginario collettivo, doveva essere… Messi. Fra aspettative e realtà però la sia carriera si è evoluta diversamente. Ha lasciato il Camp Nou con un bilancio di 163 partite, 41 gol e 17 assist. Nella sua esperienza a Roma  ha contribuito alla causa con 37 partite e 7 gol che però non gli sono valse la conferma in giallorosso. Ci ha riprovato al Milan, ma è andata anche peggio. 27 presenze e 3 reti. Quindi un lungo girovagare che lo ha portato a vestire le maglie di Ajax, Magonza e Stoke, prima di spendere gli ultimi anni in campionati meno competitivi come MLS e Giappone, al Vissel Kobe del connazionale Iniesta.

ETICHETTATO  – A essere etichettato come promessa non mantenuta, Bojan però non ci sta. E in una intervista rilasciata qualche tempo fa a El Pais rivendica una carriera molto più che dignitosa. “Ho giocato nel migliore Barça di tutti i tempi, con la Roma, il Milan, l’Ajax e ho segnato nei quattro campionati più importanti. Mi si dice spesso che sono stato una promessa non mantenuta ma mi chiedo quanta gente vorrebbe avere una carriera del genere. Personalmente, mi sento fortunato. Nella cantera del Barça ho segnato molti gol e in prima squadra ho fatto gol importanti. Di fatto, ti mettono un’etichetta. La mia era ‘il nuovo Messi’ e se non la confermi sei un perdente”.

AMAREZZA – Oggi, Bojan gioca in Giappone. La sensazione è che avrebbe potuto dare molto di più. Come confermato dal diretto interessato.  “Già dal primo giorno mi dicevano che dovevo essere più figlio di p*****a. Inizialmente non riuscivo a capire ma poi, con gli anni ho provato a cambiare. Il problema è che non sono mai stato capace di esserlo. Quando mi ritirerò potrò dire che ho vinto la Champions League e di aver giocato in squadre di grandissima tradizione. Parlo inglese, italiano, spagnolo e catalano. E personalmente attribuisco più valore al parlare quattro lingue piuttosto che vincere altri cinque titoli”. Intanto, si comincia una nuova stagione. E chissà che alla lista non si aggiunga anche il giapponese!

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