Boban, i dissidi e le motivazioni del risarcimento. Ma oggi è un altro Milan

Il giudice spiega perché ha parzialmente accolto la richiesta dell’ex dirigente. Per il dopo Giampaolo, furono contattati Marcelino, Schmidt e Spalletti, passando per Rangnick

Quarantadue pagine dense di retroscena, che aprono una finestra molto particolare sul Milan di quei mesi. I mesi sono quelli dall’autunno 2019 alla primavera 2020 e il faldone è quello relativo alle motivazioni che hanno visto Boban vincere in primo grado la causa di lavoro contro il Milan in seguito al licenziamento dello scorso marzo, dopo un’intervista alla Gazzetta.

La vicenda

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Come si ricorderà, a fine dicembre la Sezione Lavoro del Tribunale di Milano (giudice Antonio Lombardi) aveva infatti accolto parzialmente il ricorso di Boban (assistito dallo studio legale Trifirò, avvocato Mario Cammarata), obbligando il club rossonero a risarcire l’ex dirigente con 5.375.000 euro (la richiesta era 8), di cui 4.125.000 riconosciuti come danno patrimoniale (i compensi che spettavano sino alla scadenza del contratto) e 1.250.000 come danno alla reputazione. Ora il giudice spiega perché ha accettato – parzialmente – le richieste del dirigente croato. Per esempio perché non può “in alcun modo sussistere una fattispecie di grave inadempimento che giustifichi il recesso immediato del contratto”, in presenza di dichiarazioni nel “pieno e legittimo diritto di critica e libera manifestazione del pensiero”. Ma oltre ai contenuti giuridici, il dispositivo riporta anche le parole di Maldini e Massara, sentiti come testi. Dichiarazioni da cui si evincono facilmente i delicati equilibri fra area sportiva e l’a.d. Gazidis e di come d.s. e d.t. per esempio abbiano vissuto con difficoltà la questione Rangnick.

Un altro Milan

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Di certo stiamo parlando di un altro Milan, un Milan che non esiste più perché quello attuale viaggia su binari sinergici, di piena collaborazione, come peraltro dimostrano i risultati. Ma a quell’epoca… Beh per esempio Massara ripercorre i tentativi con i vari allenatori per rimpiazzare Giampaolo: si inizia da Marcelino, passando da Schmidt (attuale guida del Psv) fino a Spalletti. Passando ovviamente per Rangnick, che non viene giudicato figura idonea. Maldini in particolare deplora una mancanza di chiarezza e comunicazione da parte del club, racconta di come il budget da 75 milioni sia diventato improvvisamente zero e giudica una delegittimazione dell’area sportiva la figura del “contractor”, ovvero l’attuale direttore organizzativo Almstadt, che riporta direttamente all’a.d. e la cui presenza è prevista in ogni operazione di mercato. Insomma, l’ambiente a Casa Milan era quello che era. E adesso occhio al secondo round: il club rossonero ha già fatto sapere che ricorrerà in appello.

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