Compie 70 anni la donna che contribuì dentro al campo e anche fuori a portare il movimento lontano dai pregiudizi e nel futuro
Quando le donne che giocavano a calcio dovevano scartare anche i commenti velenosi, gli insulti, l’arroganza e la sufficienza dei maschi che le trattavano come fenomeni da baraccone; Betty Vignotto era la paladina di un movimento che inseguiva la propria passione, tra sacrifici e rinunce, allenamenti incastrati nel dopo cena nel più sperduto campetto di periferia, pochi rimborsi spese e due righe nelle brevi dei giornali. Oggi 13 gennaio la pioniera del calcio femminile in Italia compie 70 anni. Prima di Carolina Morace, universalmente riconosciuta come la miglior calciatrice italiana di sempre e la migliore al mondo nel suo periodo di attività, è stata proprio Betty la faccia da poster delle donne calciatrici. Con Morace – di cui può venire considerata la sorella maggiore – Vignotto ha in comune le origini veneziane. Carolina è di Venezia, Elisabetta detta Betty di San Donà di Piave, cioè provincia di, ma in terraferma. Ha calcato i campi di gioco dal 1970 al 1990, vent’anni secchi, dai 16 ai 36, dall’adolescenza alla maturità, accompagnando il movimento nel suo percorso di crescita, vivendo picchi di entusiasmo e di delusione e sempre contribuendo a farlo uscire dal recinto del pregiudizio.