Bennacer, che scalata fino alla vetta Champions col Milan. Grazie al no di papà

Lavoro, talento e applicazione: da Arles, passando per Londra e Empoli. Una salita dopo l’altra, ecco come si è costruito il pupillo di Pioli

Ismael Bennacer lo racconti così, citando Walter Bonatti: “Chi più in alto sale, più lontano vede”. Perfetto per lui, perché la sua storia è una scalata paziente, mirata, dal campo base alla Champions. Il primo ‘ottomila’ Arles, Londra, Empoli, Milano: in silenzio fino alla vetta. Come insegna l’alpinismo e come faceva Walter.

ARLES, PRIMO STEP

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Sia lodato un “no” del padre. Secco e deciso. Bennacer è la stella di Arles, Provenza, uno di quelli che passa una volta sola. Timidino, taciturno, quando gli amici escono la sera lui resta a casa a fare le flessioni. Si è definito amante del rischio, un ‘kamikaze’, tant’è che all’inizio gioca da numero. Fantasista creativo. Nel privato riflessivo: “Molti giovani non pensano. Se lo avessi fatto anch’io, a quest’ora forse sarei finito a vendere droga”. Papà muratore, persona di valori, ha sempre detto ai figli di studiare e cambiare vita. Il primo a intuire il talento di ‘Isma’. Il primo a dire no. L’ha raccontato Max Vanel, primo dirigente: “Al primo torneo stupì tutti, così diverse big vennero da noi. Si fece vivo il Montpellier, ma la decisione spettava alla famiglia”. Ecco il no: “Il padre voleva che Ismail crescesse vicino casa”. È il 2010. Cinque anni dopo esordisce in Ligue 2 (dopo una manciata di presenze in quinta divisione francese con la squadra B). Al debutto in Coppa di Francia fulmina il Red Star con il sinistro. Grande festa per quel “no”. Aveva ragione papà. Bennacer ha 17 anni, campo base superato.

ARSENAL, NOT GOOD

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Il ragazzo stupisce, si fa notare, sul tavolo della cucina ha diverse offerte. Quella che lo intriga di più è scritta in inglese: “Arsenal”. Gilles Grimandi, capo scout di Wenger in Francia, fa uno squillo all’Arles e chiede informazioni, poi vira su Ismail. “Verresti?”. E lui va. È l’estate del 2015. Gli allenamenti sono tosti fin dal giorno uno: “Faceva doppia seduta nonostante il Ramadan, era distrutto”. Parola di Gilles. A ottobre debutta in Coppa di Lega contro lo Sheffield Wednesday. Esterno alto nel tridente: “Non avevo mai fatto quel ruolo. Sbaglio pochi palloni, ma ne tocco anche meno”. Con l’Arsenal non giocherà più. A gennaio 2016 va in prestito al Tours in B francese, giochicchia un po’ di partite e torna alla base. “Basta, voglio andare a giocare”. Arriverà l’Empoli. Si sale ancora.

ITALIA, IN VETTA

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Vent’anni e nessuna paura. “Ho accettato la Serie B perché l’Empoli mi ha voluto più di tutti”. E gli ha cambiato anche la vita. Estate 2017, Bennacer vola in Toscana a titolo definitivo e si stacca dall’Arsenal. Si presenta come fantasista, diventerà un play basso di ragionamento. Merito di Andreazzoli e del suo staff: “Somiglia a Paredes”. A fine anno vince il campionato e sbarca in Serie A. Ancora protagonista, anche se contro il Sassuolo fa arrabbiare il mister. Colpa di una maglietta dimenticata nello spogliatoio: “Acquah si era fatto male e dovevo fare un cambio. Stavo per farlo entrare…”. Leggerezza di gioventù. Nel 2019 vince la Coppa d’Africa con l’Algeria da miglior giocatore e lo acquista il Milan: 17 milioni all’Empoli. “Era il progetto migliore”. Il resto è storia. Lui e Kessie hanno costruito “la coppia perfetta”, e al netto di diversi problemi fisici – è reduce da un intervento al piede – Ismail è sempre stato un pupillo di Pioli: “Ha le qualità perfette per il nostro gioco”. Lavoro, talento e applicazione. Cinque anni fa giocava in quinta serie, a settembre sarà in Champions. Scalata completata.

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