Benfica-Juventus, i segreti dei portoghesi: “Cosa c’è dietro tutto questo talento”

LISBONA (Portogallo) – Come fa un club di calcio a produrre un così grande numero di giocatori poi rivenduti a cifre considerevoli, mantenendo così alto il livello della prima squadra in un sistema economicamente sostenibile? La risposta la dà il Benfica, il cui modello è da studiare nella sua unicità. Ci sono altri esempi che si possono citare, come quello dell’Athletic a Bilbao, ma nessuno produce e poi rivende calciatori con così tanta frequenza e a così alti livelli: merito, certo, degli scintillanti talenti che sono stati coltivati nel settore giovanile e poi lasciati maturare nella prima squadra prima di spiccare il volo altrove, accettando le proposte milionarie dei più importanti club d’Europa. Tanto per fare una carrellata indicativa, dalle parti del Da Luz sono passati in maglia rossa campioni del calibro di Joao Felix, Joao Cancelo, Renato Sanches, Ruben Dias, Bernardo Silva, Goncalo Guedes. E adesso Goncalo Ramos guida i nuovi talenti della Academy del Benfica che sono già agli ordini di Roger Schmidt, protagonisti prima di diventare i preziosi oggetti del desiderio dei top club di Champions.

Ma non bastano le qualità: dietro allo sviluppo del talento c’è un sistema che prende linfa vitale dal Benfica Campus a Seixal, quartier generale inaugurato nel 2006 e dal quale ci ha risposto via zoom Pedro Marques, direttore tecnico di un settore giovanile vincente e ammirato, capace di conquistare la Youth League nella stagione 2021-22: «Cerchiamo i migliori talenti e abbiamo 5 centri nel Paese, oltre alla sede centrale, e abbiamo una sviluppata squadra di scout alla ricerca di elementi di grande potenziale. Abbiamo un piano condiviso per ogni giovane calciatore: concordiamo con lui i prossimi passaggi del suo sviluppo, sugli aspetti su cui lavorare che possono essere la tecnica oppure sul piano della tenuta atletica o la comprensione del gioco. Il lavoro del singolo si deve integrare con quello del gruppo, seguendo le nostre metodologie: tutte le nostre formazioni giovanili seguono un programma di allenamento collettivo, che però è integrato da alcune sessioni di lavoro individuale. E cerchiamo di provvedere a ogni necessità: la nostra è una scuola per la vita, sappiamo che non tutti arriveranno al top o saranno professionisti, ma per ognuno di loro ci deve essere la possibilità di raggiungere il meglio. E lo studio per noi è molto importante, fa parte dello sviluppo dell’individuo».

E per quanto riguarda l’aspetto calcistico si cerca, soprattutto nei primi anni, di coltivare il talento senza troppi vincoli: «Il lavoro dei nostri tecnici all’inizio è impostato come divertimento per coltivare la passione per il gioco: questo ci permette di comprendere meglio quali siano i loro punti di forza e ciò su cui insistere per migliorare senza un ruolo prestabilito o gabbie tattiche. Noi non vogliamo sviluppare semplicemente il giocatore, vogliamo sviluppare l’uomo seguendo una certa filosofia». Così il Benfica Campus diventa un valore per il club: «Il primo valore è aiutare questi ragazzi a realizzare i propri sogni, vincere trofei con il Benfica ed essere felici nella nostra società. Poi c’è il valore di natura sportiva e quello legato ai trasferimenti, che è l’ultimo passaggio. Non sarebbe corretto fare un nome di un giocatore o un altro: noi siamo orgogliosi delle carriere dei nostri giocatori, ma il nostro obiettivo è un altro». E la Juventus? Marques applaude il lavoro dei bianconeri: «Un grande club che investe molto sui giovani e sulla struttura. Abbiamo visitato il centro sportivo e c’è grande attenzione allo sviluppo del settore giovanile. Hanno anche una squadra B, che è simile al sistema che abbiamo noi, funzionale a far crescere i ragazzi salendo un gradino alla volta. Ragazzi come Miretti e Fagioli, che sono già punti fermi in prima squadra, sono l’esempio dell’ottimo lavoro che la Juventus sta svolgendo».

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