Bastoni spera: con la quarantena di 10 giorni potrebbe tornare per il derby

L’Inter attende l’esame di giovedì del difensore, che con le nuove norme, se negativo tornerebbe a disposizione per il Milan. E gli altri cinque positivi…

Antonio Conte ha un problema grosso, anzi ne ha sei. Ieri Ashley Young è diventato il suo sesto giocatore positivo al coronavirus ed è aumentato il livello di emergenza dell’Inter: se prima tendeva al rossastro, adesso l’allerta è rosso fuoco. Il laterale inglese sabato aveva un po’ di mal di gola e tosse: niente che possa essere considerato un vero sintomo, ma in questa epoca meglio non dare nulla per scontato. Per questo, dopo essersi sottoposto al tampone quotidiano, aveva lasciato la bolla allestita per i reduci della Pinetina e aspettava l’esito a casa. Il risultato è caduto ieri mattina come una doccia gelata: anche lui si sottoporrà alla quarantena. Come hanno fatto prima Alessandro Bastoni, che ha ancora una minuscola speranza per il derby, e Milan Skriniar, “beccati” nel ritiro U21 e in quello della Slovacchia, e poi gli altri tre compagni rimasti ad Appiano, ovvero Nainggolan, Gagliardini e Radu.

Centro blindato

—  

Young non ha la febbre e non ha acciacchi, semmai è l’Inter a non sentirsi particolarmente bene. Il club è preoccupato per l’aria che tira: il fatto che siano out 6 giocatori, di cui 4 possibili titolari, complica parecchio la strategia anti-Milan. Ma il club, come ha sempre fatto a tutti i livelli, rispetterà le consegne del protocollo: non è al momento in discussione il regolare svolgimento del derby. Young, come i colleghi non partiti per le nazionali, era già in isolamento fiduciario alla Pinetina da quando c’erano stati i primi contagiati nella struttura. E non c’è da stupirsi del “ritardo” della positività: sono state seguite in maniera rigorosa le norme di sicurezza, ma l’incubazione del virus è stata più lunga. Il suo contagio sarebbe avvenuto giorni fa, contestualmente al resto dei colleghi, quando il Covid dall’esterno è arrivato a sorpresa ad Appiano. Difficile ricostruire l’origine, o avere certezze sul primissimo contatto tra il virus e un nerazzurro, ma ragionevolmente il momento va identificato a ridosso o subito dopo Lazio-Inter di domenica 4 ottobre. Quando Nainggolan e Gagliardini sono diventati i primi contagiati della Pinetina, l’Inter ha spontaneamente blindato ancora di più il centro, rimanendo sempre in contatto con 2 Ats, quella di Milano (provincia di domicilio dei giocatori) e quella di Como (provincia nella quale ha sede il centro). Il club aveva così deciso di far dormire ad Appiano i calciatori negativi e il resto dello staff: vietato il ritorno a casa per ridurre ogni rischio. Adesso lì sono rimasti i soli Ranocchia, Handanovic, Padelli e Darmian che continueranno a fare un tampone al giorno: resteranno almeno fino a metà settimana, quando torneranno i compagni impegnati nelle nazionali. In ogni caso, man mano che passeranno i giorni, diminuiranno inevitabilmente i rischi dell’onda lunga del primo contagio. Da parte sua, l’Inter ha un solo obiettivo: rendere Appiano sicuro al 100% quando la truppa sarà al completo con tutti i nazionali. A quel punto, d’accordo con le Ats, si deciderà se proseguire la vita monacale nel centro o se sarà possibile tornare a casa.

Il caso di Alessandro

—  

Dei sei casi, va isolato quello di Bastoni, l’interista in cui il virus si è insinuato più velocemente. Ciò non significa che sia stato lui il primo ad entrare in contatto col Covid: il difensore, semmai, è stato il primo a ricevere un test positivo lunedì sera. Questo accorcia un po’ la road map dell’ipotetica guarigione: se effettivamente la quarantena venisse ridotta a 10 giorni, nella migliore delle ipotesi Bastoni potrebbe ricevere un tampone negativo (l’unico ormai necessario) già giovedì. Tecnicamente, sarebbe arruolabile in extremis per il derby. In mezzo a tante brutte notizie, una lieve speranza. E a quel punto la palla passerebbe a Conte: si affiderebbe a un giocatore fermo da 10 giorni e con un solo allenamento sulle gambe?

Precedente Se c’è Calha, c’è Milan: ecco come l’attacco di Pioli ruota attorno a lui Successivo Puyol: "Maldini un idolo, volevo giocare nel Milan". Casillas: "Buffon esempio"

Lascia un commento