Baggio esclusivo: "Sogno di riscrivere la mia vita"

Sabato 25 maggio 1991. Il giorno dopo la Juve avrebbe giocato a Marassi con il Genoa. A Modena Antonio Caliendo era stato arrestato con l’accusa di reati finanziari. Chiamai prima di cena, chiesi al concierge dell’hotel nel quale la Juve era in ritiro di passarmi Roberto Baggio. Dopo pochi secondi, ecco Robi. Gli descrissi quello che era accaduto al suo agente. Fu una telefonata breve, rispettai la sua preoccupazione. Cominciò così la nostra amicizia. Ancora oggi ci sentiamo spesso, ma solo per raccontarci i fatti nostri o farci due risate, puro cazzeggio, prevale la leggerezza. A volte ci scambiamo dei video, di solito sono barzellette raccontate da professionisti della risata, personaggi che vengono reclutati dai locali di provincia per rallegrare gruppi di amici. Raramente lo colgo impreparato. Lui: «Questa ha vent’anni, quest’altra la raccontavo all’asilo». Mercoledi 26 maggio 2021, esattamente trent’anni dopo Netflix trasmetterà “Il Divin Codino”: Robibaggio diventa un film. O forse lo è sempre stato. «Trent’anni fa, madonna» mi dice. «Mi butto sotto il treno. Come passa il tempo, ragazzi».

L’intervista esclusiva a Roberto Baggio

Pensiamo alle cose belle, su, al tuo momento più felice.
«Non saprei». Un lungo respiro, poi: «Forse la semifinale del Mondiale, in America. Il sogno che stava per realizzarsi, il momento che si avvicinava».

Il calcio ti ha dato tutto quello che cercavi?
«Non lo so, non lo so. Se facessi due conti dovrei sentirmi strafelice perché ho giocato tanti anni contro il parere dei medici e contro la logica del tempo. Già questo è tanto. La cosa più bella è aver compiuto il percorso nonostante le mie strade sembrassero segnate. Il sogno della finale col Brasile avrei dovuto accantonarlo e invece ci sono arrivato. Sono soprattutto orgoglioso,perché so di aver dato tutto. E non ho rimpianti, a non avere mai rimpianti mi ha insegnato mio padre».

C’è oggi un giocatore che porta in campo qualcosa di tuo?
«Non ho mai amato i paragoni, non ci sarà mai un giocatore uguale ad un altro. Tutti pezzi unici, gli uomini e i calciatori».

Oltre alla Nazionale, qual è stata la squadra di Roberto Baggio?
«Ma no, Ivan, quando indossavo una maglia giocavo per la squadra e per i tifosi di quel momento. Io ho avuto la fortuna di star bene dappertutto, ho sempre avuto un ottimo rapporto con la gente».

Mi arrendo, Robi. Ti capita ancora di sognarti calciatore?
«Qualche volta, sì. Io sono un sognatore nato, l’Acquario è il sognatore per eccellenza. Sogno
di tornare indietro per riscrivere la storia, poi mi sveglio tutto sudato».

Robi, oggi sei felice?
«Sono felice perché vivo di cose semplici. Semplici, ma non vuote».

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