Attacco spuntato e poche idee. Inter, anatomia di un harakiri per nulla annunciato

Il tonfo di Bologna spiegato dai numeri che evidenziano i problemi dei nerazzurri in attacco. Ma il k.o. è stata anche una questione di testa e risorse (ridotte)

La cocente sconfitta dell’Inter a Bologna può essere spiegata con la gaffe di Radu o, provando a guardare più in là, con i freddi numeri. Quelli che solitamente offrono una radiografia più dettagliata e una visione più ampia dei 90’. Nello specifico, alcuni dati Opta relativi alla sfida del Dall’Ara rivelano come il k.o. dei nerazzurri sia stato frutto (anche) di una serie di errori e cortocircuiti precedenti al “blackout” del portiere romeno. Il regalo di Radu all’81’ è infatti arrivato quando l’Inter aveva già sprecato diverse occasioni per mettere al sicuro il risultato, salvo poi non riuscire a reagire quando le cose si sono messe male. I dati che mettono a nudo la serata storta della truppa di Inzaghi sono soprattutto quelli relativi alla fase offensiva.

I soliti sprechi

—  

Il 2-1 incassato a Bologna stride infatti con il dato relativi ai tiri e alle conclusioni totali: 19-5 per i nerazzurri, che hanno inquadrato la porta per sette volte (più del doppio degli avversari). Ciò significa che i problemi di mira palesati tra febbraio e marzo persistono e che la mancanza di concretezza sotto porta resta è un problema al netto dalle precedenti esibizioni contro Verona, Spezia, Roma e Milan. Alla mole di occasioni create si è poi aggiunto un 67% di vantaggio territoriale e un possesso palla del 58%, con la bellezza di 21 cross a sei. Basta questo per fotografare da un lato lo strapotere e la supremazia dei nerazzurri, dall’altro il misero risultato raccolto con appena il 6% di efficacia (contro il 40% del Bologna). Con un po’ di freddezza e precisione al momento di concludere, con ogni probabilità oggi si parlerebbe di tutt’altro, e di sicuro l’errore di Radu non avrebbe avuto la stessa risonanza (né tantomeno gli stessi effetti). La scarsa incisività contro il Bologna è inoltre spiegata bene dai numeri degli attaccanti, tutti evanescenti salvo un volenteroso Lautaro. Il Toro è infatti stato l’unico a provarci con insistenza, collezionando ben sei tentativi contro i due di Sanchez e i due (uno a testa) di Dzeko e Correa. Dimarco, per fare un esempio, è andato al tiro quanto gli ultimi tre messi assieme, segno che qualcosa là davanti non ha funzionato a dovere.

Atteggiamento

—  

Qualcosa è evidentemente andato storto anche a livello di meccanismi e, forse, di testa. Perché dopo la prima mezzora arrembante ci si aspettava che l’Inter vincesse in punta di piedi, pensiero che forse ha attraversato anche la mente dei nerazzurri in campo, condizionandone l’atteggiamento quando le cose si sono complicate. Dopo il gol di Arnautovic, all’Inter sono venute a mancare le idee e l’intraprendenza, tanto da aver confezionato appena un passaggio filtrante e 13 dribbling in tutta la serata, di cui solo nove andati a buon fine. Nel momento di maggior difficoltà, ai nerazzurri sono anche venuti meno gambe e grinta se è vero che il Bologna ha chiuso la sfida con il 74% di contrasti vinti. E il panorama per l’Inter non è cambiato nemmeno dopo le sostituzioni e il cambio di modulo di Inzaghi. L’incapacità di reagire e la scarsa lucidità dopo il pareggio del Bologna hanno fatto da anticamera al fatale scivolone di Radu. Adesso è tardi per piangersi addosso. In casa Inter non resta che fare “reset” e puntare al filotto finale, confidando in un piccolo regalo dal Milan.

Precedente Quanto vale Radu su Fifa? Il confronto virtuale con gli altri portieri Successivo Mourinho: "Non sento la pressione, alcuni giocatori invece potrebbero"