Atalanta, ultima favola Che storia, le provinciali…

Chiamatela pure sorpresa, o se preferite, rivelazione del campionato. Tanto il succo non cambia. L’Atalanta è lassù. Insieme alle grandi e davanti alle grandi. La quarta posizione in classifica dell’armata di Gasperini non è casuale ma frutto di un ruolino di marcia a dir poco impressionante: nelle ultime 7 giornate i nerazzurri hanno collezionato 19 punti, facendo meglio di chiunque altro, Juventus compresa. E ora? Ora sono tutti pazzi per l’Atalanta. Succede sempre quando una squadra di provincia osa sfidare il potere calcistico delle grandi città. Successe ovviamente anche col Verona di Bagnoli, l’ultima “piccola” che in Italia riuscì nell’impresa di vincere lo scudetto. Era il 1985 e l’Hellas, nei panni di Davide, sfidava con sfrontatezza, sconfiggendole, le “Golia” del nostro campionato. Ma non è sempre stata lotta impari: c’è stato anche un tempo nel quale i vassalli erano le grandi città…

I festeggiamenti dopo il gol di Caldara contro il Sassuolo. Ansa

I festeggiamenti dopo il gol di Caldara contro il Sassuolo. Ansa

quadrilatero vincente — Successe tra gli Anni Dieci e Venti. Il riferimento del nostro calcio era la Pro Vercelli: 7 scudetti e ben 9 giocatori offerti alla Nazionale per un Italia-Belgio. I vercellesi, insieme a Casale (uno scudetto), Novara e Alessandria costituirono il famoso quadrilatero vincente. Ma la vera favola della provincia proletaria, contrapposta agli squadroni, viene dopo, con Nereo Rocco, la sua Triestina e il suo Padova. È probabilmente quello l’inizio dell’epopea delle piccole, del calcio vissuto in maniera semplice, della domenica che riunisce intorno al pallone l’intera comunità.

piccoli miracoli — Sul finire degli Anni ‘50 la favola calcistica più emozionante è stata senza dubbio la scalata del Mantova di Edmondo Fabbri, che nel giro di 4 anni passò dai campetti di quarta categoria alla ribalta della serie A: era nato “il piccolo Brasile” in cui, di lì a poco, avrebbe debuttato anche un giovanissimo Dino Zoff. E poi il miracolo chiamato Cagliari, che nel ’70 si conquistò di diritto un posto nella storia: lo scudetto di Scopigno e Gigi Riva resta infatti, ancora oggi, il ricordo più dolce per i rossoblù. Anche quella del Real Vicenza di Gibì Fabbri entra di diritto nelle cavalcate più belle della storia del calcio: nella stagione 77-78 i biancorossi, trascinati dai gol di un incontenibile Paolo Rossi, finirono il campionato al secondo posto alle spalle della Juventus, conquistando un posto in Uefa. Per non parlare poi della straordinaria epopea del “Perugia dei miracoli” di Ilario Castagner: l’imbattibile provinciale che ribaltò la geografia pallonara. Nella prima stagione alla guida degli umbri Castagner conquistò la promozione in A (la prima dopo 70 anni di storia del club), poi un dignitosissimo ottavo e sesto posto. Ma il miracolo vero e proprio arrivò nella stagione 78-79, quando il Perugia divenne la prima squadra a chiudere il campionato imbattuta con 11 vittorie e 19 pareggi in 30 partite piazzandosi seconda alle spalle del Milan di Liedholm. Record che resistette a lungo solitario, prima di essere uguagliato dal Milan di Capello e dalla Juventus di Conte.
 Lanerossi Vicenza, stagione 77-78

Lanerossi Vicenza, stagione 77-78

il cerchio si chiude? — È stata passione forte anche quella scoppiata nella città di Romeo e Giulietta. Oltre allo scudetto – già citato – dell’Hellas(probabilmente quello della provincia per eccellenza) c’è stato anche l’incredibile cammino del Chievo di Delneri che, nella stagione 2001-2002 , deliziò l’Italia con un gioco di grande qualità. Capolista per 8 giornate consecutive, non abbandonò mai le prime posizioni. Alla fine chiuse al quinto posto centrando una storica qualificazione in Coppa Uefa (a una neo promossa non accadeva dagli Anni ’70), vedendosi però sfuggire, a pochi passi dal traguardo, il titolo di Campione d’Inverno. E per tornare da dove eravamo partiti… ecco di nuovo l’Atalanta. La Dea infatti, non è nuova alle imprese: nella stagione 87-88, guidata da Mondonico, si rese protagonista di un cammino strepitoso in Coppa delle Coppe mentre frequentava i salotti meno nobili della serie B. Una mina vagante europea che arrivò addirittura a giocarsi la semifinale. La provincia al potere: un cerchio sempre aperto che trova nell’Atalanta l’ennesimo tentativo di una chiusura che, probabilmente, non ci sarà mai.

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