Il vento dei social era contrario. Vincent Kompany è entrato negli uffici del Bayern Monaco all’inizio di luglio, dopo la retrocessione con il Burnley. Un risultato che non ha condizionato però le valutazioni del club tedesco, nonostante i dubbi emersi all’interno della tifoseria. Kompany è stato un difensore centrale di spessore (scuola Anderlecht, undici stagioni con il Manchester City) e una bandiera del Belgio. Da allenatore ha subito catturato l’attenzione e la stima di Pep Guardiola, che gli ha pronosticato una carriera prestigiosa.
6 VITTORIE E 29 GOL – In tre mesi, con grande personalità, Kompany ha saputo portarsi dalla sua parte anche chi lo aveva accolto con diffidenza. Nella storia del Bayern, nessun allenatore nuovo si era presentato vincendo le prime sei partite: cinque in Bundesliga e una in Champions. Applausi e ventinove gol. Kompany appartiene all’università di Guardiola: è attento ai giovani. Ogni tanto, durante la settimana, sta provando in allenamento il terzino sinistro Adam Aznou, classe 2006, marocchino, e un centrocampista di diciotto anni, Noël Aséko-Nkili, mediano-regista, un metro e 78, nato a Berlino, nazionale Under 20.
LA STORIA – Energia e resistenza. Aséko-Nkili gioca nella seconda squadra del Bayern, che partecipa alla Regionalliga e viene allenata da Holger Seitz. La sua famiglia è emigrata in Germania dalla Guinea Equatoriale. Ha un contratto fino al 2026, l’ha prolungato alla metà di maggio. Kompany si prepara a farlo debuttare. Aséko-Nkili è un centrocampista moderno e completo: costruisce la manovra e fa filtro davanti alla difesa. Tra i suoi modelli c’è Kanté.
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