Asamoah: “Alla Juve manca la fame di Conte. Un suo ritorno non mi stupirebbe”

L’ex esterno ha conosciuto bene l’attuale allenatore del Tottenham: “Quando giochi con questa squadra non esistono partite normali, e lui riusciva a trasmettere bene lo spirito bianconero”

Kwadwo Asamoah, dopo tanti chilometri, ha lasciato il campo per iniziare a collaborare con l’agente italiano Federico Pastorello: “Adesso – racconta – sogno di scoprire nuovi Asamoah e futuri Eto’o in Africa”. L’ex jolly bianconero non è nuovo ai cambi di ruolo. Quello più importante della carriera risale all’estate 2012, la prima alla Juventus dopo il trasferimento dall’Udinese, quando l’allora tecnico Antonio Conte lo trasforma da mezzala a esterno a tutta fascia da 3-5-2. “Sì, è stata la mia svolta e anche per questo considero Conte quasi come un secondo papà. È stata una fortuna incrociarlo sulla mia strada, grazie a lui sono diventato un giocatore diverso e la mia carriera è decollata”.

In caso di nuovo ribaltone in panchina, sarebbe sorpreso di rivedere Conte alla Juventus in estate?

“No, non mi stupirebbe perché negli anni ho imparato che nel calcio può succedere di tutto. E poi Conte è un allenatore di livello mondiale e alla Juventus ha già fatto un gran lavoro in passato. Un lavoro che poi ha continuato con ottimi risultati Allegri, un altro grande tecnico”.

Il ritorno in bianconero di Allegri finora non è bastato a risollevare la Juventus, fresca di eliminazione ai gironi della Champions League. Che idea si è fatto da fuori?

“Non ho visto tutte le partite della Juventus, ma in quelle che ho seguito la sensazione è che la fame, la determinazione e la spirito Juve che io appresi da Conte non sempre siano massimali. Manca continuità, che è una delle qualità fondamentali per indossare la maglia bianconera. Quando giochi nella Juventus, non esistono le partite “normali”: sono tutte decisive e lo sono in modo particolare quelle da vincere ad ogni costo contro le squadre di media-bassa classifica. È una questione di mentalità. Ai miei tempi Conte e i vari Buffon , Chiellini, Barzagli, Marchisio e Bonucci furono decisivi per trasmettere a me, ai giovani e ai nuovi certi valori. Adesso è rimasto Bonucci. Leonardo fa il suo, ma ora è un po’ solo… Mi spiace, ed è un peccato, non vedere più la Juventus del passato a cui eravamo tutti abituati”.

Se ripensa al Conte juventino?

“Il primo ricordo è il finale della stagione 2013-14. Avevamo vinto lo scudetto con qualche giornata d’anticipo, ma Conte non ne voleva sapere di rilassarsi. Ci voleva ancora sul pezzo al cento per cento perché voleva a tutti i costi tagliare il traguardo dei 102 punti. Alla fine ci siamo riusciti ed eravamo tutti molto soddisfatti. Conte è così, è un grande allenatore e un motivatore eccezionale: tanto in allenamento quanto in partita non ti fa mai rilassare. Vuole sempre andare al cento per cento ed è lui il primo a dare l’esempio. E poi cura molto i dettagli: con lui puoi sbagliare un passaggio, ma non una posizione”.

Della sua ex Juve, c’è anche Pogba. Siete ancora in contatto?

“Siamo arrivati alla Juventus lo stesso anno e abbiamo sempre avuto un gran feeling, dentro e fuori dal campo. Paul ed io ogni tanto ci scriviamo sui social. Sono contento che sia tornato in bianconero. Parliamo di un campione che, quando sta bene, fa la differenza. Sono convinto che anche stavolta darà una grossa mano alla squadra”.

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