Arbitri, le accuse in Procura: “Voti truccati per promozioni e dismissioni dei fischietti in B”

Un esposto presentato a Roma dopo le dismissioni, al termine della stagione scorsa, dei direttori di gara Minelli e Baroni. Al lavoro anche la Procura federale. Nel mirino la vecchia gestione dell’Aia, guidata da Marcello Nicchi, sostituito a febbraio da Alfredo Trentalange

Promette di essere un terremoto pronto a investire la classe arbitrale quello innescato dall’esposto presentato nei giorni scorsi alla Procura di Roma da Daniele Minelli e Niccolò Baroni e anticipato oggi da Repubblica. I due ex arbitri di Serie B erano stati dismessi nell’agosto 2020 ufficialmente per le valutazioni degli organi tecnici della Can B, la commissione che riuniva i fischietti della serie cadetta. Ma, secondo le accuse dei due, quelle valutazioni che li hanno penalizzati, sarebbero il frutto di alcune forzature e manomissioni ai voti che avrebbero così favorito altri direttori di gara.

LA DENUNCIA

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Il plico, presentato nei giorni scorsi a Roma, contiene alcuni documenti a supporto delle accuse, tra cui le schermate di una chat tra l’ex responsabile dell’allora organo tecnico di B Emidio Morganti, con il vice Christian Brighi e il segretario Davide Garbini. Manca l’altro componente dell’organo tecnico, Riccardo Di Fiore, che non faceva parte della chat e che sarebbe – secondo gli accusatori – colui che ha consentito di ricostruire i fatti. Suoi, infatti, i voti che hanno di fatto promosso l’arbitro Abbattista consentendogli – nonostante i raggiunti limiti di 8 anni di servizio – di restare in B per le prestazioni eccezionali. Ma tali voti, si sostiene nella denuncia, sarebbero stati modificati: “Prova Abbattista 8.70” si legge in un messaggio attribuito a Morganti in una delle schermate che, secondo Repubblica, sarebbero state presentate in Procura. Ma il voto che Di Fiore aveva inserito nel suo referto era di 8.60. Fatto sta che Abbattista vola al terzo posto della graduatoria, guadagnandosi così una deroga e restando operativo in Serie B, mentre Minelli e Baroni vengono dismessi, come da mail dell’ex presidente Aia Marcello Nicchi.

VECCHIA GESTIONE

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Accuse pesanti, che se confermate, investono in pieno la vecchia gestione dell’Associazione italiana arbitri, quella guidata fino allo scorso febbraio dal plenipotenziario Marcello Nicchi, sostituito da Alfredo Trentalange al termine di una campagna elettorale in cui cercava il quarto mandato dopo 12 anni di regno. E che nulla hanno a che fare con la gestione arbitrale della Serie A, guidata dal designatore Nicola Rizzoli: fino allo scorso anno, infatti, le commissioni di A e B erano separate. Dopo la riunificazione, con la nuova commissione unica affidata a Rizzoli, tutti i vertici sono stati cambiati, con la decadenza dei dirigenti coinvolti dal fascicolo. E si tratta di accuse che lanciano ombre su un passato da cui i nuovi vertici stanno cercando di smarcarsi imponendo cambiamenti strutturali come le modifiche recentemente introdotte ai limiti di età per gli arbitri, così come alla reintroduzione del limite dei mandati per i ruoli dirigenziali.

“TRASPARENZA”

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Bocche cucite, al momento, da parte di tutti i protagonisti coinvolti, così come dai piani alti dell’Aia. A parlare è solo l’avvocato Gianluca Ciotti, che tutela legalmente Baroni e Minelli dopo aver seguito in passato l’ex arbitro Claudio Gavillucci, che ha raccontato nel libro “L’uomo nero” la sua vicenda, con accuse molto simili a quelle che emergono in queste ore. Ciotti ha seguito anche il fascicolo dell’ex assistente Lorenzo Manganelli che, nei giorni scorsi, ha visto il Collegio di Garanzia del Coni accogliere il suo ricorso contro le dismissioni per limiti di età, con il rinvio alla Procura Federale, che con tutta probabilità recepirà la decisione stabilendo il reintegro. “Di chi siano le responsabilità lo stabiliranno altri. Quella dei miei clienti è una battaglia fatta in nome della trasparenza, della meritocrazia. Le incongruenze nei documenti che abbiamo presentato, e che si trovano anche in un plico sul tavolo della Procura Federale, sono evidenti. Ora la nostra speranza è che l’Aia ponga rimedio agli errori del passato, prima che sia la giustizia a imporre un intervento”.

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