Arbitri, i talenti come Kvara vanno tutelati

NAPOLI – C’è un gran vociare (virtuale): è il termometro d’una ribellione (reale) che parte dai social e atterra ovunque. C’è forse il sospetto, potrà anche essere paura, di ritrovarsi svegli e semmai sudati, ed accorgersi ch’è stato semplicemente un gran bel sogno. E se cinque punti di vantaggio sulla seconda non bastano, non ci potrebbe neanche Freud. Però il problema, nel suo piccolo, esiste, va ben al di là dell’1-0 meritato dell’Inter sul Napoli, non macchia la direzione di gara di Simone Sozza che Edmondo Pinna, il nostro specialista alla moviola, ha giustamente definito «uniforme» e all’inizio «conservativa», né costituisce una zattera per la delusione della gente, semmai una via di fuga dalla amarezza o, peggio ancora, un alibi ambientale: nella insurrezione di massa – i social, la gente – c’è un’idea di calcio nobile, adeguatamente rispettoso d’un talento da salvaguardare. Khvicha Kvaratskhelia è un idolo del nostro tempo, ha la faccia da bravo ragazzo che fa innamorare – a volte – anche gli avversari, e quel dribbling dannatamente irridente che invece fa disperare i difensori: a San Siro, la sua serata è rientrata più o meno nella normalità, s’è ritrovato chiuso in una “gabbia”, ha faticato a trovare la chiave del lucchetto, quando c’è riuscito è andato a sbattere contro Skriniar che, in avvio, 13 minuti e 14 secondi, nelle dinamiche un po’ autoritarie del gioco, gli ha rifilato un tackle abbastanza consistente.

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San Siro è la Scala del calcio ma ci sta, però Napoli ha dato voce a se stessa e ha cliccato su quel video, l’ha interpretato con severità maggiore a quella riscontrata da Sozza, ha pure scavato – in qualcuno – tra i retro pensieri ma fondamentalmente ha acceso il dibattito sulla tutela che va riservata ai talenti puri, sulla loro natura estrosa da custodire come reliquia e anche da proteggere religiosamente. È tornato di moda un argomento che ha i suoi anni, appartiene alla storia del football stesso, rievoca la Grandezza e l’Immensità dei Pelé e dei Maradona, verso i quali non c’erano riguardi, ricorda la sontuosa eleganza dei Baggio e dei Totti, sottoposti a trattamenti privi di “galanteria”, e ricompare – sistematico – quando la genialità va a scontrarsi con una forma di atletismo che può considerarsi al limite o che fa venire il prurito ai puristi.

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Pensieri liberi

Kvaratskhelia è il nuovo libero pensatore del calcio che verrà, ha guizzi che illuminano la folla (napoletana) e possono abbagliare i suoi angeli custodi, si è già fermato per tre partite, complici le carinerie di Liverpool o quel tempo che ha preceduto Anfield, rientra tra i “Panda” da difendere per equità e per bellezza, pure per giustizia. È un dibattito che a stagioni alterne – o quando nascono stelle così invitanti – va zigzagando tra i fili d’erba e le analisi del giorno dopo, è un confronto tra correnti ideologiche che quasi si scontrano con la stessa abbondanza intensità, è un sentimento sano, non necessariamente fazioso o passionale, che esprime l’ammirazione per quella vocazione naturale allo spettacolo, per quell’inclinazione al divertimento sino al prossimo tunnel, all’ennesima veronica. Kvaratskhelia è la fantasia che può consentire ad una città di starsene al potere, tranquillamente, ma è anche altro, che non può essere contemplato né alla voce complottismo e men che meno a quella del provincialismo: è un piccolo principe del calcio, tutto finte e diavolerie, che al minuto 13 e 14 secondi di Inter-Napoli ha scoperto d’essere più di un idolo, forse il manifesto di una campagna emozionale che ne difende la creatività. Un movimento sul KK. Come dire, dolcemente: giù le mani da Kvara; ma anche i piedi dalle sue caviglie.

La faccia di Kvaratskhelia finisce sui preservativi

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