Arbitri, è il giorno del voto: Trentalange sfida Nicchi, prime scintille al confronto in assemblea

Oggi l’assembela nazionale dell’Aia riunita a Fiumicino eleggerà il nuovo presidente

È iniziata all’hotel Hilton di Fiumicino, con puntualità “arbitrale” alle 9.30, l’assemblea nazionale dell’Aia che vedrà l’apice attorno all’ora di pranzo con le votazioni per il nuovo presidente dell’associazione che riunisce gli arbitri italiani. Guidata dal 2009 da Marcello Nicchi, il dirigente toscano si candida a un quarto mandato. A sfidarlo è Alfredo Trentalange, ex arbitro piemontese fino a pochi mesi fa nella squadra di Nicchi a capo del settore tecnico. Nell’albergo romano, per un voto in presenza nel rispetto dei regolamenti federali e in osservanza delle disposizioni anti-Covid (i partecipanti sono divisi in due sale), si trovano 302 elettori fra presidenti e delegati sui 329 aventi diritto al voto. Dopo una notte di tentativi di convincimento, nella grande tradizione di ogni assemblea che si rispetti, è scattato il momento del confronto dopo che l’assemblea si era aperta con un minuto di silenzio per gli arbitri recentemente scomparsi, tra cui l’ex designatore Maurizio Mattei e l’ex internazionale Gianni Beschin, morti nei giorni scorsi a 78 e 67 anni.

IL FACCIA A FACCIA – TRENTALANGE

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Primo a salire sul palco dell’hotel è stato lo sfidante, Alfredo Trentalange. “Non sono il nuovo – ha detto presentandosi all’assemblea – ma l’esperienza che porta al nuovo. Come sapete ho cercato di evitare il rischio del contagio, purtroppo le mie richieste di elezioni online non sono servite”. Impostazione non aggressiva, Trentalange ha usato una volta di più l’approccio quasi ecumenico che lo contraddistingue: “Quattro anni fa avrei voluto candidarmi e scomodai lo spirito santo per spiegarvi la mia scelta”, ha detto, oltre a citare don Bosco nel corso dell’intervento. “Tutta la campagna è stata fatta in termini propositivi, mai contro qualcuno o qualcosa”. Confronto e condivisione le parole più ripetute, oltre a trasparenza, in un intervento in cui non ha mai citato Nicchi ma con riferimenti espliciti all’avversario. “Il calcio è la metafora della vita quotidiana: c’è chi vuole fare un gol e non passa per egoismo, chi simula un fallo e chi dice di non averlo subito. Chi vuole giocare una partita alla pari ha bisogno di regole, gli arbitri sono uno strumento di pace. Dobbiamo recuperare i nostri valori, gli arbitri valori universali, non ci può essere pace senza giustizia. Tutto ciò che si crede si paga, formazione costa ma l’ignoranza costa di più. Non possiamo sempre dirci che siamo i migliori del mondo, l’arbitro del futuro è un ricercatore, non un presuntuoso”. E ancora: “Relazioni, voti, devono essere a disposizione degli arbitri in tempo reale, è insopportabile che solo a fine stagione emergano delle anomalie”.

IL FACCIA A FACCIA – NICCHI

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È stata poi la volta di Nicchi, tradizionalmente battagliero non ha tradito le attese “Non mi perderò più di tanto in slogan – ha detto alle due platee – Già abbiamo fatto sapere cosa abbiamo fatto in questi anni. Il programma delle cose fatte parla da sé, la trasparenza e la condivisione ci sono sempre state, sennò non saremmo qui”. “Oggi non era il momento per un confronto elettorale, non ce n’era bisogno, oggi abbiamo cose più urgenti di cui occuparci, con la pandemia e le difficoltà che renderanno sempre più centrali le nostre sezioni” ha detto il presidente in carica. Che ha poi proseguito mandando messaggi incrociati: “Cari presidenti state tranquilli, so che vi hanno importunato persone che non fanno parte dell’associazione per giorni per cose che non gli competono, anche con 5 telefonate al giorno, ogni 4 anni riappaiono ma presto torneranno nel loro limbo. Gente che non avete mai visto e che non hanno mai fatto nulla per l’associazione”. E poi, rivolto al suo avversario: “Mi spiace Alfredo che tu abbia detto che ti eri adoperato per evitare questa riunione, invece siamo tutti qua. Hai sbagliato anche obiettivi: il presidente Aia non ha potere di cambiare regole, le regole federali non prevedono di fare le assemblee in altri modi. E poi hai mancato di rispetto istituzionale, mandando la tua lettera in conoscenza ai prefetti. E mi è dispiaciuto non avere il tuo saluto ieri, non ti sei degnato neanche di salutare il tuo amico Marcello presidente dell’Aia, non è stato un bel segnale di condivisione”. In conclusione, gli ultimi fendenti: “Trasparenza? Nulla di più trasparente di noi: chi ha tentato ricorsi li ha visti rigettati, non dovrebbe esserci chi ricorda a un arbitro che per 7/8 stagioni è ai posti bassi delle classifiche che è a rischio. E poi trovo meschino parlare di mandati, il nuovo e vecchio da noi non esiste, i mandati sono quelli stabiliti dai regolamenti federali e dalle leggi statali. Sarà il mio ultimo mandato ma quello più importante in cui chiederò con fermezza a tutte le sezioni se ci sono persone che hanno voglia di fare cose, di spazi ce ne sono per tutti”

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