Antonelli: “Milan, meglio lo scudetto della Supercoppa. Voglio allenare come Gasp”

Un papà campione, quella fascia rossoblù da capitano in riva al mare, tutti i sogni di bambino realizzati in un’indimenticabile notte qatariota. Luca Antonelli ha 35 anni ed è tornato a casa, pronto per tuffarsi in una nuova grande avventura

Simone Lo Giudice

20 gennaio

Pane, amore e pallone. Tra parole che raccontano Casa Antonelli di padre in figlio in terra brianzola ai piedi di Milano. Roberto, ex centrocampista classe 1953, ha vinto coi rossoneri lo scudetto della stella nel 1978-79. Luca, l’esterno arretrato fino a terzino, ha messo la firma su quella che resterà ancora per un po’ l’ultima Supercoppa italiana conquistata dai rossoneri, il 23 dicembre 2016 quando al timone c’erano ancora Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. Quella gioia non ci sarebbe stata senza le stagioni a tutta birra sulle fasce del Genoa agli ordini di Gian Piero Gasperini. Antonelli ha salutato gli Stati Uniti dopo la sua ultima esperienza da calciatore e studia da allenatore nella sua Monza, che gioca e sogna in Serie A. L’ex allievo di Gasp non perde una gara del Manchester City di Pep Guardiola e porta nel cuore Sinisa Mihajlović, un uomo vero che diceva sempre la verità anche quando suonava scomoda. Se un giorno “Anto” diventerà un grande della panchina sarà anche grazie all’eterno ragazzo di Vukovar.

Luca, ha smesso di giocare da poco: com’è stata la ultima esperienza?

Positiva! Mi sono ritirato dopo le stagioni al Miami FC in seconda divisione degli Stati Uniti. È la squadra fondata da Paolo Maldini, il presidente Riccardo Silva possiede una percentuale del Milan. Anche Alessandro Nesta ha allenato il Miami FC: ci incontravamo spesso. Faccio fatica a parlarci perché lo considero uno dei difensori più forti. Sono in soggezione davanti a lui.

Che cosa vuole fare in futuro?

Mi piacerebbe allenare. Seguirò il mio primo corso a luglio a Coverciano. Presto andrò a trovare i mister che ho avuto per vedere i loro allenamenti e rubare qualche segreto. Al momento non mi manca giocare, tra qualche mese il richiamo del campo magari si farà sentire. Adesso mi sto godendo la famiglia. Ho ricominciato a sciare, ho iniziato a giocare a padel. Ho una passione per Pep Guardiola, non mi perdo mai una gara del Manchester City. Mi piacerebbe andare in Inghilterra per osservare i suoi allenamenti.

Guardiola fa il calcio migliore in Europa?

Io ho 35 anni e per me Pep è l’allenatore più forte che c’è. Quando vai a vedere la sua squadra ti diverti a prescindere dal risultato. La vittoria è data da mille circostanze diverse, lo sappiamo. Uno che va a vedere il City esce dallo stadio sempre con il sorriso.

Qual è stato il suo maestro? Chi “porterà con sé” in panchina?

Mi piacerebbe fare come Gian Piero Gasperini. È uno degli allenatori italiani più forti. Aver portato l’Atalanta in Champions League è stata un’impresa, anche lottare per le prime posizioni in campionato. Fare l’Europa per quattro-cinque anni di fila non è facile per una squadra abituata a lottare per la salvezza. Essere a tre punti dal quarto posto è un grandissimo risultato. Tra un po’ andrò a seguire la settimana tipo: la conosco, ma mi piace vedere gli altri soffrire dopo averlo fatto io stesso in passato (ride, ndr).

Gasp chiede di spingere tanto in allenamento?

Tantissimo, il mister ti porta sopra fino al limite. Poi la domenica però corri più degli altri, vai il triplo. Ha vinto 8-2 contro la Salernitana, fare otto reti in una partita di Serie A non è semplice. Ha perso tanti fenomeni in attacco: dal Papu Gómez a Josip Iličić fino a Ruslan Malinovskyi. Duván Zapata e Luis Muriel sono rientrati da poco. Ma Gasp fa bene con qualsiasi giocatore.

L’Atalanta è una seria candidata per andare in Champions?

Glielo auguro perché è una società con disponibilità economiche inferiori rispetto alle altre. Ogni anno vende i suoi calciatori migliori, ma con allenamento e impegno riesce a disputare ottimi campionati. Spero che vada in Champions con il mio Milan.

Come stanno i rossoneri dopo la Supercoppa italiana persa?

Così e così. Tutto è nato dopo il 2-2 contro la Roma: era una partita stradominata, quei due gol in cinque minuti nel finale hanno abbattuto la squadra. A Lecce il primo tempo non è stato buono, nemmeno quello contro l’Inter. Recuperare un 2-0 contro i nerazzurri non è facile. Però il Milan è vicino al Napoli, spero che possa fare un altro miracolo dopo quello dello scorso anno.

Quanto pesa la sconfitta contro l’Inter?

Può pesare tanto per come è arrivata. Nel prossimo turno c’è Lazio-Milan, una gara difficile. Se i rossoneri giocano bene e sono in salute sono forti. Nessuno ha calciatori come Rafael Leão o Theo Hernández, nemmeno come Sandro Tonali e Ismaël Bennacer. Dovrà partire bene con la Lazio. La squadra viene da un momento complicato: due pareggi, l’eliminazione in Coppa Italia contro il Torino, la finale persa con l’Inter. Può pagarlo. Stefano Pioli però è un signor allenatore e sa come rimettere in piedi la squadra.

Fa male aver perso contro l’Inter?

L’anno scorso il Milan ha conquistato meritatamente lo scudetto perché non ha mai mollato. Appena l’Inter è calata, la squadra di Pioli è riuscita ad accelerare e ha vinto il titolo. Da tifoso preferisco sempre conquistare lo scudetto rispetto alla Supercoppa.

Lei è molto legato a questo trofeo, vero?

È l’unico che ho conquistato. Mi porterò dentro quella vittoria per sempre. Alzarlo al cielo da tifoso del Milan dopo aver battuto la Juventus ai calci di rigore è stato speciale. Mi ha ricordato un po’ la finale di Champions League a Manchester nel maggio 2003. Il miracolo di Gigio Donnarumma sul tiro di Paulo Dybala e il rigore decisivo di Mario Pašalić sono ricordi indimenticabili. Dopo quella Supercoppa ci sono stati cambiamenti, Silvio Berlusconi e Adriano Galliani hanno lasciato il timone della società ai cinesi.

Lei ha esordito col Milan 2006/07, l’anno della Champions di Atene…

Ho fatto un po’ di allenamenti con la prima squadra. Era uno spettacolo. C’erano fenomeni come Maldini, Nesta, Shevchenko. Però era dura, quando tornavo a casa a fine allenamento ero sempre a pezzi. La squadra andava a mille allora, si allenava sempre bene e con il sorriso. Era forte, fortissima, la più forte che ho visto negli ultimi anni. Aveva tanta voglia di rivincita in Champions dopo la folle finale del 2005. Il Dio del calcio ci ha regalato la rivincita due anni dopo. Ero sicuro che i ragazzi avrebbero vinto.

Lei proviene da una famiglia di calciatori e condivide molte maglie con suo padre Roberto…

Milan, Genoa e Monza dove ho fatto il settore giovanile. Lui ha giocato per sette anni con i rossoneri, ha vinto anche uno scudetto. Anche mio fratello giocava a calcio, adesso fa l’allenatore ed è tifosissimo dei rossoblù. Mastichiamo calcio. Ricordo con affetto i quattro anni al Genoa. Solo il Milan poteva farmi lasciare quella squadra. Se non fossero arrivati i rossoneri, avrei chiuso lì.

Oggi è tornato a Monza: che aria si respira in città?

È un anno d’oro. È bello vedere l’ex stadio Brianteo sempre pieno. I tifosi hanno passato anni difficili in Serie D, poi in C. Per loro ritrovarsi in A con questi risultati è qualcosa di unico. Hanno sostenuto la squadra in campi improponibili. Sono stato a Monzello a seguire qualche allenamento. Ci giocano tanti miei amici. Vedere la squadra in A è motivo di orgoglio. Avere gente come Galliani e Berlusconi in società è una sicurezza: loro trattano i giocatori come se fossero al Milan. Sono i migliori in Italia e forse al mondo.

Si aspettava questi risultati con Juventus e Inter?

Una vittoria e un pareggio contro due big: per essere il primo anno di Serie A è un grande risultato. Mio fratello mi aveva parlato benissimo di Raffaele Palladino come allenatore. Ha saputo battere la Juve, è riuscito a dare continuità alle prestazioni e ai risultati. Il suo Monza gioca bene. Galliani e Berlusconi hanno avuto il coraggio di lanciarlo in panchina, complimenti a loro.

Qual è il suo ricordo calcistico più dolce legato a Galliani?

Ricordo che era felice quando ho firmato il contratto al Milan da brianzolo e grande tifoso rossonero. Non dimentico il gol contro la Juventus segnato pochi giorni dopo il mio arrivo: purtroppo quella rete non ci è bastata per evitare la sconfitta 3-1, la mia gioia è stata smorzata dal risultato. Esordire all’Allianz Stadium e fare gol ai bianconeri di Massiliano Allegri allora però non era facile.

Lei ha avuto tanti allenatori nei suoi anni al Milan: con chi si è trovato meglio?

Sono stato molto bene con Filippo Inzaghi. Poi è arrivato Sinisa Mihajlović e con lui ho disputato la mia stagione rossonera più bella. Con Vincenzo Montella invece ho smesso di giocare, non so per quale motivo. Ho zero rimpianti, ho dato il cento per cento.

Che cosa aveva di unico Mihajlović?

Diceva sempre la verità. Tanti allenatori non fanno così ed è la cosa che dà più fastidio a noi calciatori. Quando il tecnico non è coerente, il giocatore ne risente. Per me sempre prima l’uomo rispetto all’allenatore. Mancherà tanto la sincerità di Sinisa alla sua famiglia, a chi lo ha avuto come tecnico e a chi non lo ha avuto. Ci sono stati tantissimi attestati di stima nei suoi confronti.

Gli spetta il merito di aver fatto esordire Donnarumma…

Sinisa ha avuto attributi per schierarlo a 16 anni al posto di Diego López che veniva dal Real Madrid. Ha avuto ragione facendo esordire uno dei due-tre portieri più forti del mondo. Gigio è un ragazzo spettacolare. Ho avuto la fortuna di giocare anche con suo fratello Antonio sia al Genoa che al Milan. Vengono da una famiglia perbene. Avrei preferito averlo nella mia squadra… Il Milan però deve essere contento per averlo sostituito con Mike Maignan, che gli ha dato una mano per vincere l’ultimo scudetto.

In questa stagione però Maignan sta avendo diversi problemi fisici…

Forse ha voluto affrettare i tempi per provare a giocare il Mondiale: lo capisco perché è una competizione che si gioca una volta ogni quattro anni. Purtroppo ha avuto una ricaduta. Spero che rientri in fretta e che faccia bene come ha fatto lo scorso anno.

Passando alla Serie B, tante sue ex squadre si giocano la promozione: per chi tifa?

Simpatizzo per il Genoa. C’è il mio grande amico Alberto Gilardino in panchina. È un insulto al calcio vedere una tifoseria come quella rossoblù in B. Dovrebbero stare in A per la passione e per l’attaccamento alla maglia. Spero che ci ritorni prima possibile.

Lei ha lavorato al Genoa con Davide Ballardini che ha fatto un’impresa con la Cremonese a Napoli…

È unico! Una persona vera, sempre molto tranquilla. Salvare la Cremonese sarà difficilissimo, però la Salernitana dello scorso anno insegna che non bisogna mollare. Ha fatto bene contro il Napoli che sta segnando a raffica. Quattro gol al Liverpool, sei all’Ajax, cinque alla Juve. Ha nove punti di vantaggio sul Milan. Sta facendo un campionato a parte. Ci gioca Giovanni Di Lorenzo con cui ho giocato all’Empoli: è un grandissimo giocatore e una bellissima persona. È diventato il capitano. Gli auguro ogni bene.

Che cosa significa essere capitano in una squadra di Serie A?

È motivo di orgoglio. Portare la fascia del Genoa al braccio non capita a tutti i calciatori nella loro carriera. Ho rifiutato tante offerte d’accordo con il presidente Enrico Preziosi. L’unica squadra che poteva farmi cambiare idea era il Milan e così è stato.

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