Ansia, regali e tabù modulo: l’Inter è al buio e Conte cerca la via smarrita

La sconfitta contro il Real Madrid ha amplificato i tanti problemi visti da inizio stagione. La squadra è stanca, i nuovi non incidono: ora al tecnico serve più duttilità per correre

Dov’è la strada maestra? La via di uscita da questo terreno improvvisamente sconnesso? Antonio Conte usciva a velocità dall’ultima curva della scorsa stagione, sembrava davanti a un rettilineo fatto solo per sgasare: una volta deciso di restare al volante, la società gli aveva pure aggiunto un paio di cavalli nel motore. Il problema, misterioso, è cha la vettura viaggia assai più lenta. Sembra essersi ingolfata, forse per sovra caricamento, e i dubbi coinvolgono il pilota. Questa Inter affannata in campionato e con un piede fuori dall’Europa sembra essere sfuggita dalla mano salda di Conte. Il naufragio di Inter-Real è stato il solito film, ma proiettato su uno schermo più grande: i problemi sono solo diventati più evidenti. Ieri Antonio ha fatto allenamento e, come prassi, ha analizzato la partita a fondo con i dirigenti. La delusione era grande, ma non è uscita intaccata la fiducia: niente rischio di esonero, con buona pace di quel #ConteOut diventato di tendenza sui social. Per l’Inter il progetto prosegue, si va avanti secondo i presupposti del vertice di Villa Bellini, celebrato in pompa magna 3 mesi e due giorni fa. Il 25 agosto Conte e l’Inter riattaccavano i loro (costosissimi) cocci, ma il tempo ha messo in dubbio la tenuta del vaso. Nel mentre, però, si è ristretto la possibilità di errore.

Stanchezza mentale

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La stagione è stramba e snervante per tutti, ma si sta accanendo sull’Inter: tra Covid e infortuni, Conte mai ha avuto la compagnia per intero. E, di fatto, l’Inter sta vivendo una continuazione dello scorso campionato: ora si capisce quanto avrebbe giovato una vera sosta. All’Inter sono convinti, però, che la stanchezza più che nei muscoli sia dentro alla testa. Guardare Nicolò Barella per conferma: il centrocampista, generoso e talentuoso, ha messo un piede di troppo su Nacho nell’azione del rigore che ha trasformato una salita in un tappone dolomitico. Avrebbe bisogno di ossigenarsi e invece, costretto a giocare sempre, rischia di perdere lucidità quando conta. E poi l’ansia, collettiva e montante: a volte, in gare decisive, l’Inter sente troppo l’evento ed è risucchiata dalla paura. Conte è pura elettricità – è sempre stata la tua forza —, ma dopo più di un anno c’è il rischio di restare inceneriti.

L’approccio e i regali

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Di questi tempi nel 2019-20 le vittorie erano il doppio (8 contro 4) e i gol subiti quasi la metà (12 contro 20). Un’altra era geologia anche perché ora l’Inter si è abituata a partire sempre con handicap. Sbaglia l’approccio e, più in generale, vive nel costante bisogno di una scossa emotiva. Come se le motivazioni ormai arrivassero solo dall’imprevisto. Subire due gol in casa per sei partite consecutive è una tara e non sempre la reazione nervosa può salvarti, almeno non in dieci col Madrid. Non bastasse, questa Inter ha una innata capacità di complicarsi la vita. Regala omaggi, apparecchia la tavola agli avversari: che sia un retropassaggio, un rigore o un rosso, gli sbagli si pagano.

Mercato

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Vidal multato, Hakimi non anora ambientato: va servito in velocità, non sui piedi. Eriksen nuovo non è, ma è come se lo fosse visto l’impatto semi-irrilevante nei destini nerazzurri. Dal club negano che ci sia stata malizia nella sostituzione dispettosa con Lukaku a 4′ dalla fine, ma è forte il sospetto di un accanimento del tecnico sul danese, ormai più fuori che dentro. Il mercato, insomma, non ha ancora dato frutti nella pratica, anzi i nuovi hanno pure fatto danni. E di rimpianti, poi, inutile campare: Conte avrebbe voluto un mediano difensivo e un esterno sinistro. È convinto che con quei piccoli tasselli oggi si parlerebbe di altro.

Quel modulo tabù

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Il 3-5-2 è l’abito cucito per questa Inter, ma possibile che sia l’unico nell’armadio? Nei pensieri, nelle parole e, soprattutto, nelle azioni di Conte sembra un totem immutabile, ma a volte le circostanze potrebbero pure imporre un cambio. Peraltro, al di là della variabile trequartista, Conte non modifica il modulo da quattro anni: al Chelsea fece soltanto il primo mese e mezzo (sei partite) con la difesa a 4. In precedenza aveva dimostrato un minimo di flessibilità, anche se alla Juve e in Nazionale aveva finito per solidificarsi attorno alla BBC. Il Real e il rosso a Vidal hanno fatto vedere 45′ con una linea di 4: qualcosa si è visto, troppo poco per dare sentenze. Un po’ di sana duttilità potrebbe aiutare a far passare la notte.

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