Anima e solidità: il primo Napoli di Conte fa sognare la città

Il caso Napoli, per uno psicologo, sarebbe di semplicissima lettura: cominci a crescere quando smetti di vivere nel passato. Ma il caso Napoli, per un osservatore sportivo, è di lettura altrettanto semplice: il primo posto in classifica in solitaria dopo l’ultima vittoria con il Monza, 483 giorni l’ultima volta da scudetto, è il risultato del principio precedente. Il club, la squadra e la città sono ripartiti quando hanno iniziato a guardare la situazione con gli occhi di Antonio Conte. Lo scudetto di Spalletti, Giuntoli, Osi, Kvara e Kim è storia imperitura come quelli di Diego e gli altri eroi, ma la prima grande impresa del signor Antonio è stata quella di riuscire a spostare l’attenzione su quello che sta accadendo ora e su quello che potrebbe accadere nel futuro con il lavoro, gli investimenti e la programmazione. L’obiettivo è far sì che il Napoli di Conte non sia una cometa o un fenomeno estemporaneo, e i presupposti sembrano i migliori: lui ci ha messo sin dal primo giorno tutto il bagaglio di una carriera piena di trionfi per dare il via a un processo di crescita mirato all’acquisizione di una mentalità definitivamente grande, capace di gestire le grandi vittorie e di rialzarsi dopo le grandi sconfitte; e De Laurentiis s’è affidato a lui in toto, riconoscendogli pieni poteri con la squadra e finanziando una campagna acquisti faraonica, modulata prettamente su giocatori pronti e affermati (altro che prospetti).

Napoli, è Conte la vera rivoluzione

L’impatto di Conte sul Napoli è stato dirompente: è lui, la vera rivoluzione. È lui il leader di una ricostruzione appena cominciata ma che in ottanta giorni, dalla prima scena del ritiro a Dimaro alla festa dei giocatori con i cinquantamila catturata domenica al Maradona, ha fatto il giro del mondo. Il signor Antonio ha prima blindato chi voleva andare il più lontano possibile, schiacciato dalla macerie del disastro post scudetto, e poi gli ha restituito l’entusiasmo; ha creato un gruppo affamato e disponibile al sacrificio, sbattendo l’Io fuori dalla porta; ha propiziato il profondo cambiamento della rosa; e ha spiegato che una squadra può avere un’identità radicata giocando a tre o a quattro, con questo o quell’interprete. Il 5-0 in Coppa Italia con il Palermo è il simbolo: dieci cambi rispetto alla partita con la Juve, certo, ma chi se n’è accorto? Tutti con lui, presunti titolari e presunti panchinari. Tutti dentro il progetto, a seguirlo con il rispetto dovuto a ogni singolo giorno di lavoro – durissimo – in campo.

I numeri dell’avvio di stagione azzurro

Dagli schiaffi di Verona con l’Hellas al Monza sono trascorsi 42 giorni. Un tempo che a Conte è bastato per restituire l’anima e scrivere numeri importanti in 6 giornate di campionato: 13 punti, 11 gol fatti, 4 subiti e il primo posto a +1 sulla Juve e a +2 su Milan, Inter e Toro. Ma soprattutto, considerando anche le due sfide di Coppa: 16 gol con 11 giocatori diversi, 5 risultati utili consecutivi (4 vittorie e un pari), 6 partite su 8 senza subire gol con 4 clean sheet consecutivi (il 31 agosto con il Parma, su rigore, l’ultima rete incassata). Squadra vera, dicevamo: mai sazia, coraggiosa ma intelligente e concreta, capace di giocare con il 3-4-2-1, il 4-2-4, il 4-2-3-1 ma anche di mettersi a gestire il finale con il Monza col 5-3-2, abituandosi a non subire come fanno le grandi. Per finire: ottavi di coppa conquistati, dopo trentaduesimi e sedicesimi.

Tra Conte e Napoli è sbocciato l’amore

La città è tornata a gioire: l’entusiasmo, lo stadio sempre pieno, i sogni. Il sogno: è ancora talmente presto e la concorrenza all’avanguardia, ma di questo passo il Napoli non potrà più nascondersi e negare di essere tra i candidati concorrenti per lo scudetto. Venerdì arriva il Como, poi dopo la sosta ci saranno la trasferta di Empoli e la sfida con il Lecce in casa: tutte trappole. E volendo rimandare i giudizi, si potrebbe individuare una data di fine ottobre: Milan-Napoli a San Siro. Per ora basta così. E basti sapere una cosa: «Io sono già innamorato di questa squadra». Lo ha detto Antonio Conte domenica. Ed è un sentimento ricambiato dai suoi e dalla città. Il presente è già il futuro.

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