Alvaro Morata, il citomegalovirus spiega il momento no. Il virologo Pregliasco esclude complicazioni pesanti

Alvaro Morata, il citomegalovirus spiega il momento no. Una diagnosi di positività al citomegalovirus, della famiglia degli herpesvirus, spiegherebbe il brutto stato di forma del centravanti della Juventus.

Alvaro Morata, il citomegalovirus spiega il momento no

Alla fine del match di Champions League contro il Porto, Morata era addirittura svenuto, come rivelato dal suo allenatore Andrea Pirlo.

E in effetti le sue prestazioni era parse incolori, il forte attaccante appariva irriconoscibile. Ma cos’è esattamente questa malattia, come si trasmette, cosa rischia Morata (e noi tutti in genere)?

Maria Elena Perrero della Gazzetta dello Sport ha chiesto lumi a un virologo che in tempi di pandemia Covid abbiamo imparato ad apprezzare. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano e membro del Cts lombardo.

Pregliasco: “Quasi sempre non dà sintomi”

“Si tratta di un virus molto diffuso, che nella maggior parte dei casi nei soggetti immunocompetenti non dà sintomi, ma che inquieta soprattutto nei casi di trasmissione verticale, da madre a figlio, attraverso la gravidanza”.

Molto diffuso: le stime dell’Istituto superiore di sanità indicano un tasso di incidenza tra il 40% e l’80% nei Paesi industrializzati. Solo che, quasi sempre, è dormiente, chi lo prende non mostra sintomi. Si chiamano immunocompetenti

Per Morata qualche settimana (un po’ come la mononucleosi)

Quello occorso a Morata è in effetti un evento raro.

“Proprio come nel caso del coronavirus Sars-CoV-2, sono molti gli adulti immunocompetenti positivi al virus ma che non presentano sintomi.

Oppure presentano, come potrebbe essere il caso di Morata, sintomi più o meno variegati e non molto rilevanti. Accade un po’ ciò che accade con la mononucleosi, scatenata da un altro virus ma dal comportamento analogo. In un caso come quello di Morata escluderei forme pesanti. Per quanto riguarda la durata, potrebbe essere di alcune settimane, proprio come la mononucleosi”.

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