Allo stadio con il green pass: ecco la chiave per riaprire

Domani la decisione di Governo e Cts, ma il certificato può essere determinante per alzare subito il numero di tifosi

Il calcio ha bisogno di ripartire e di farlo con il sostegno dei propri tifosi. La questione riapertura degli stadi è da tempo sui davoli delle istituzioni, del pallone e non solo, ma una delle chiavi per compiere nuovi importanti passi è ora il famoso green pass.

La svolta

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Domani a Palazzo Chigi si riunirà la cabina di regia che, ascoltato il Cts, detterà le nuove linee guida del Paese a partire dal primo agosto, tra cui anche quella per l’utilizzo del green pass, ovvero la certificazione europea che garantisce vaccinazione, guarigione ma anche tampone negativo (ovviamente con durate diverse). Uno strumento che per la riapertura degli stadi potrebbe rivelarsi fondamentale. Facciamo il punto. Il modello Euro 2020 ha permesso l’accesso per il 25% della capienza dell’impianto, ma come noto ai club di Serie A non basta. La Lega ha fatto più volte presente la necessità di una riapertura totale e la speranza ora è che questo possa avvenire proprio grazie al green pass: più che basarsi su una percentuale, si punta infatti ad ammettere allo stadio solo i possessori del certificato. Per alcuni club, quelli con meno tifosi, la percentuale resterà piuttosto bassa, per altri si alzerà ma difficilmente si toccherà davvero il 100% della capienza. La Figc dal canto suo ha appoggiato la richiesta della Lega, ma ribadendo la necessità di procedere in modo responsabile e sicuro, evitando azzardi che potrebbero poi costringere il governo a nuove chiusure. Quello che chiedono da via Allegri alle autorità è un programma chiaro e predefinito, in cui si fissino determinati parametri legati all’emergenza sanitaria raggiunti i quali si possa ripartire con una capienza alta se non totale.

Le indicazioni

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L’impressione è che riaprire tutto già dalla prima giornata (21-22 agosto) sia molto difficile, l’idea è piuttosto quella di alzare la percentuale da quel 25% già testato e assicurato (Lega e Figc puntano al 50%) per arrivare gradualmente a riempire di nuovo, dopo oltre un anno e mezzo, gli stadi. Molto dipenderà però dalle indicazioni che fornirà la cabina di regia, in particolare se anche con il green pass bisognerà rispettare un certo distanziamento. Per capirci, con quello attuale di un metro (lateralmente e verticalmente) all’Olimpico la percentuale non potrebbe andare molto oltre il 25%. Sono state fatte anche delle prove: con il distanziamento a 70 centimetri si potrebbe salire al 45% circa. Le cose cambierebbero radicalmente solo se venisse annullato l’obbligo di spazio tra possessori di green pass. A quel punto davvero lo stadio si potrebbe riempire per vaccinati e guariti, lasciando magari un settore con distanziamento per chi ha tampone negativo (una soluzione già proposta da alcuni club di Serie A).

La spinta

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C’è di più. Rendere il green pass necessario per entrare allo stadio avrebbe due effetti positivi: il primo è ovviamente tutelare la salute dei presenti esponendoli a un rischio di contagio all’interno dell’impianto praticamente nullo; il secondo è dare una spinta importante alla campagna vaccinale agendo soprattutto sui più giovani. Fra i 20 e i 30 anni i vaccinati con doppia dose sono infatti poco più del 22% e fra 30 e 40 non si arriva al 27%. Se il calcio può aiutare ad accelerare un processo che aiuta tutto il Paese, ben venga. E di questo potenziale incentivo sono consapevoli anche le istituzioni.

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