Allegri, ma sono ancora qua (eh, già)

Se domenica sera riuscirà a battere l’Inter Massimiliano Allegri riporterà la Juve in testa al campionato (a parità di partite) dopo 1.212 giorni, 40 mesi. Sembra incredibile, ma è così. Anche per questo l’uomo del weekend – e della settimana – non può essere che lui, l’allenatore che, nonostante sei scudetti, due finali di Champions e qualche coppa nazionale, viene ancora considerato un abile, ancorché fortunato, gestore di campioni, o presunti tali. E niente di più. Ma questa è l’Italia dei criticonzi – neologismo coniato da Italo Cucci sul Guerin Sportivo per indicare i critici più str…ani -, gente che coltiva pregiudizi e antipatie con passione, insistenza e talvolta insolenza e non abbandona le posizioni nemmeno di fronte ai risultati. (Non ho parlato di obiettività perché sono il primo a non essere obiettivo quando si tratta di lui, Mou e Ancelotti, 67 titoli in tre).

Allegri è il teorico della semplicità (del calcio) e del cazzeggio creativo (nello spogliatoio). Proprio il tema della semplicità viene ritenuto una provocazione: infastidisce in particolare i fanatici degli “scienziati”, i tecnici più trendy, considerati portatori del nuovo verbo.

«Se ci avessero insegnato di meno avremmo imparato di più» è uno dei motti di Allegri, al quale aggiunge – inserendoli in un libro – «il calcio è semplice: devi fare l’opposto di quello che fanno i tuoi avversari» e «autenticità, direzione e un pizzico di empatia. Ecco gli ingredienti perfetti per guadagnarsi la fiducia dei giocatori». Ma potrei segnalare anche «per vincere un altro campionato dobbiamo subire meno gol di tutti» e «lasciati guidare dalle tue sensazioni, ma non quando sei sotto stress».

Quello che ad Allegri non viene riconosciuto da certa critica, arriva da chi il calcio lo finanzia (in parte): Florentino Perez tentò per ben due volte di portarlo al Real Madrid e in entrambe le occasioni si sentì rispondere di no (cazzata cosmica di Max); Aurelio De Laurentiis lo cercò (di nuovo) prima di Spalletti, i due si incrociarono spesso e alla fine fu il Nostro a suggerire al presidente del Napoli di puntare su Luciano («è il migliore in circolazione, prenda lui»). Anche Marotta e Zhang provarono a sedurlo nel corso di una cena milanese alla quale prese parte anche l’agente Giovanni Branchini. Non ci riuscirono (poche ore dopo Max avrebbe firmato in bianco per tornare da Agnelli) e si orientarono su Simone Inzaghi e insomma i corteggiatori eccellenti non sono mai mancati. Per non perdere Allegri Galliani si battè come un leone “rispettoso” nei giorni in cui Berlusconi aveva deciso di cambiare: ricordo quanto fosse preoccupato l’allora ad del Milan poco prima dell’incontro col presidente a Villa Certosa (tra i presenti, il governatore della Liguria Toti). Galliani lo considera uno dei migliori coi quali ha lavorato e in quella occasione convinse il capo.

Allegri ha priorità altamente condizionanti, per lui contanto i figli, il padre che vive a Livorno (la mamma non c’è più da cinque anni), le donne, i cavalli (l’ordine è occasionale), il calcio, le puntate al Casinò, gli amici e i livelli.

Cosa sono i livelli? La sua unità di misura di dirigenti, giocatori, colleghi e giornalisti. Così come nel calcio esistono le serie A, B, C e i dilettanti, anche nella vita uomini e donne appartengono per vissuto e comportamenti a categorie corrispondenti a quelle sportive.

Max pone tanta attenzione alla comunicazione (ha lavorato a lungo con un tutor) e alla forma: contribuiscono ad alzare il livello. Un giorno mi sorprese rifacendosi al critico letterario Emilio Cecchi, toscano come lui: «Le idee non sono di nessuno» disse «sono di chi le esprime meglio».

Danilo, che ha lavorato anche con Guardiola, considera Allegri il tecnico più leale e diretto fin qui incontrato. Ronaldo stravedeva per lui: espone le cose con chiarezza rendendo tutto fattibile. Max è tuttavia facile alle rotture, ma con altrettanta disinvoltura recupera rapporti apparentemente compromessi. La sfida di dopodomani risulta insolita per distanze tecniche, ma è introdotta da un continuo botta e risposta indiretto tra lui e Marotta: Allegri espone gli obiettivi realistici della Juve, Marotta la indica come favorita per lo scudetto per via dell’assenza dalle coppe.

Allegri piace ai sauditi.


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