All’Argentina basta Di Maria: Uruguay battuto 1-0 e Qatar a un passo

Decide una perla dell’esterno del Psg dopo 7’. Messi in campo solo nell’ultimo quarto d’ora. Lautaro non brilla, Dybala dà l’assist poi si fa male

L’Argentina espugna il “Campeon del Siglo” di Montevideo e accarezza quel pass per Qatar 2022 che il Brasile ha già strappato 24 ore prima. Ma l’esito della sfida con l’Uruguay, steso da una perla di Di Maria dopo 7’, dipinge una realtà diametralmente opposta rispetto a quanto visto nei 95’ giocati. L’Albiceleste, di fatto, porta a casa il successo che vale il 26° risultato utile di fila grazie alle parate di Emiliano Martinez e alla valanga di occasioni sprecate dagli avversari, fermati anche dalla sfortuna e da una sorta di ansia da prestazione dettata dalla classifica traballante. Senza Messi, dentro solo l’ultimo quarto d’ora, Lautaro si vede poco e Dybala regala l’assist vincente ma esce dopo l’intervallo per un problema fisico. Ma Scaloni può comunque sorridere per un traguardo ormai quasi raggiunto: altri tre punti (magari da conquistare proprio contro la Seleçao martedì notte) e la qualificazione mondiale sarà matematica. Si complicano le cose invece per la Celeste, che scivola al sesto posto per differenza reti dietro a Cile e Colombia.

Staffetta

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Sfida con spiccato accento italiano, perché al “Campeon del Siglo” di Montevideo si danno battaglia dal primo minuto ben nove protagonisti del nostro campionato. Il nome a sorpresa è quello di Dybala, che appare nelle formazioni ufficiali al posto di Messi giusto una ventina di minuti prima del calcio d’inizio. Scaloni preferisce evidentemente preservare la Pulce, almeno inizialmente, e così il bianconero ritrova il posto da titolare dopo quasi due anni: l’ultima volta fu il 18 novembre 2019 in occasione di un’amichevole, guarda caso, contro la Celeste. Non può fare calcoli invece il Maestro Tabarez, che nel delicato clasico rioplatense si gioca anche buona parte della panchina (un mese fa le prime voci di esonero poi rientrate in extremis): l’Uruguay si presenta infatti senza otto potenziali titolari, tra cui Cavani e De Arrascaeta, ma gli “italiani” rispondono presente in blocco tanto che la mediana è tutta made in serie A con Nandez, Vecino, Torreira e Bentancur.

A senso unico

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C’è una partita nei primi 10’ scarsi e un’altra che si protrae per i restanti 85’. Nella prima parte va in scena un’Argentina brillante, che prova a far girare palla rapidamente e aggredisce l’avversario a ridosso della propria area, tanto che al 7’ arriva il vantaggio sull’asse Dybala-Di Maria. Il bianconero è bravo a rubare palla e scaricare per l’esterno del Psg, ancora più bravo a estrarre un sinistro radiocomandato sotto l’incrocio più lontano. Da lì in poi, invece, è un lungo e martellante assedio a tinte celesti verso la porta di Martinez, che prima del riposo compie tre prodezze su Nandez, Suarez e Vecino prima di essere salvato dal palo su destro al volo del Pistolero. Nella ripresa altri due decisivi interventi del portiere argentino e un provvidenziale salvataggio di Otamendi su tentativo di Piquerez. L’Albiceleste mette raramente il naso dalle parti di Muslera, impiegando mezzora abbondante prima d’imbastire una nuova azione nella metà campo avversaria. La situazione non migliora nemmeno dopo i tre cambi a inizio ripresa, anche se le giocate del Papu Gomez e Correa riaccendono la luce almeno a sprazzi. All’86’ l’Argentina deve nuovamente ringraziare i riflessi di Martinez, che si oppone anche alla velenosa conclusione del nuovo entrato Alvaro Martinez, colpevole successivamente di sbagliare una chance colossale da pochi passi con un colpo di testa alto. All’Uruguay non resta che la resa dopo 5’ di recupero e per Suarez e compagnia adesso si fa davvero dura.

Occasioni perse

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In un’Argentina che, di fatto, rinuncia a giocare pensando a difendere il rapido vantaggio, chi ne esce peggio sono gli attaccanti. Da Dybala, che sparisce dopo il bel guizzo sul gol di Di Maria e non riesce a rendersi utile in fase di copertura, fino a Lautaro, che incassa botte e calcioni rincorrendo lanci improbabili. Il primo lascia il campo dopo 45’, il secondo invece viene richiamato al 54’. A testimonianza di un rendimento generale non brillante, non va meglio nemmeno a chi ne prende il posto, compreso il Tucu, che getta alle ortiche due occasioni colossali per chiudere i conti (al 76’ e all’82’) facendosi ipnotizzare da Muslera. In campo per tutta la ripresa (al posto della Joya), Correa si rivela comunque prezioso nel tenere palla e far respirare i compagni alleggerendo la pressione charrùa. Tra le note dolenti, la sostituzione obbligata di Bentancur, costretto ad alzare bandiera bianca al 75’ dopo un duro scontro di gioco (aggiornamenti nelle prossime ore). Solo una ventina di minuti per Messi, quelli finali, ma senza infamia né lode. La Pulce non fa in tempo a entrare in clima e spedisce alle stelle uno di quei sinistri con cui solitamente confeziona gol. Ma poco male. I conti di Scaloni, classifica alla mano, tornano perfettamente.

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