Aicardi: "Juve, si scuseranno! È una gogna mediatica"

Paolo Aicardi, manager del gruppo Unipol e presidente dell’Associazione piccoli azionisti Juventus, che idea si è fatta dell’inchiesta Prisma?

«Innanzitutto, per qualsiasi tipo di società, e a maggior ragione per una società quotata, è un episodio sgradevole, sarebbe stato meglio che non capitasse. Poi, se c’è di mezzo la Juve tutto assume una connotazione mediatica differenza. Terzo punto: il fatto che l’inchiesta sia venuta fuori durante il Mondiale in cui Italia non partecipa ha favorito l’attenzione degli sportivi italiani, dei tifosi e dei media: se la Nazionale fosse stata in Qatar il clamore sarebbe stato diverso».

Entriamo nel merito dell’inchiesta: plusvalenze e manovre stipendi…

«Distinguerei i due filoni. Quella sulle plusvalenze è un’inchiesta vecchia come il mondo del calcio: da quando sono piccolo sento parlare di come si determina il valore di un calciatore, ma non esiste una modalità di valutazione né ufficiale né certificata. Qualora emergesse una formula, tutte le squadre di Serie A, B e C dovrebbero rivedere il valore dei loro calciatori e sarei curioso di vederne il risultato pratico, cioè di come sarebbero sconvolto i bilanci delle società. Come dire, dall’oggi al domani scatta l’algoritmo e un club si ritrova con un giocatore sottostimato o sovrastimato».

La Procura federale ritiene però che dalle carte dell’inchiesta emergano elementi nuovi, tant’è che ha chiesto la revoca delle assoluzioni nel processo sportivo sulle plusvalenze…

«Non ho letto le 500 pagine della Procura di Torino né le intercettazione, ma le plusvalenze di per sé non sono vietate: alle elementari ci insegnavano che ricavi meno costi uguale guadagno, il guadagno è una plusvalenza ed è un’operazione lecita. O c’è un algoritmo o è una inutile perdita di tempo. Si possono anche contare quante ne sono state fatte di plusvalenze, se con la stessa squadra, ma bisogna dimostrare che alle spalle c’è una manovra truffaldina per mettere a posto i bilanci. E alla fine si torna sempre al nocciolo della questione: la valutazione del giocatore».

E un algoritmo o un criterio di valutazione oggettiva non esiste…

«Certo. E se mai esistesse bisognerebbe che fosse uguale in tutto il mondo: non è che la Lega ne fa uno, la Premier un altro e la Liga un altro ancora. Così un giocatore avrebbe tre valutazioni diverse…».

Passiamo invece alla questione della manovra stipendi.

« Siamo nell’ambito dell’interpretazione dei criteri contabili. La Juve dice che ha applicato anche per i bilanci oggetto di indagini i criteri usati in passato, la Consob dice che quei criteri sono sbagliati, la Procura di Torino dice ancora una cosa diversa rispetto a Juve e Consob. Penso che si aprirà una discussione molto lunga, di anni, che arriverà in Cassazione, dove si sfideranno a colpi di perizie e pareri i più importanti esperti del settore, commercialisti, società di revisioni, fiscalisti, ex magistrati contabili, il gotha dell’intellighenzia del settore scenderà in campo sostenendo una o l’altra versione. Alla fine sono in ballo differenza modeste in valore assoluto».

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