Agnelli: “Il decimo scudetto? Vetta da scalare. Al calcio serve una nuova governance”

Nella lettera agli azionisti il presidente celebra il record dei nove titoli, mette l’equilibrio dei conti in cima alle priorità e lancia un monito di sistema: “Il rischio imprenditoriale è tutto sui club, mentre altri soggetti hanno la gestione degli introiti”

La celebrazione del nono scudetto di fila, un equilibrio economico messo a dura prova dagli investimenti e dal Covid, la necessità per la Juventus di adeguarsi al nuovo scenario industriale e un monito forte a rivedere al governance del calcio. Sono i punti toccati da Andrea Agnelli, presidente bianconero, nella lettera agli azionisti che accompagna la relazione di bilancio al 30 giugno 2020, in vista dell’assemblea del 15 ottobre. È un documento che, in qualche modo, trasmette tutto il senso di drammaticità che il settore sta vivendo di fronte alla pandemia.

Record per gli archivi

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Certo, l’apertura è dedicata al “grande orgoglio” per le pagine di storia che sta scrivendo la Juventus, con il record di nove scudetti di fila che “non ha precedenti nelle grandi leghe europee” e che “potrà essere valutato compiutamente solo quando i canoni della storia prenderanno il sopravvento su quelli della cronaca”. E qui si avverte una punta di insofferenza, al termine di una stagione complicatissima in cui il peso del nono scudetto consecutivo è stato quasi soverchiato dalla delusione in Champions. “Il traguardo del decimo scudetto è una vetta da scalare e non un dato scontato”. Poi si passa ai temi extra-sportivi. La Juventus ha chiuso il bilancio 2019-20 con una pesante perdita di 90 milioni, assorbendo drastici tagli di ricavi ma anche risparmi di costi (l’accordo per gli stipendi) che torneranno a galla nel nuovo esercizio. La verità, come ammette Agnelli, è che “l’equilibrio economico, raggiunto nel periodo 2014-17, ha rallentato il suo percorso a causa di alcune poste specifiche. La nostra posizione finanziaria, a causa dei continui investimenti per garantire quella competitività sportiva necessaria per accedere ai maggiori flusso di ricavo, è invece elemento di forte attenzione. La messa in sicurezza è stata dalla scorsa primavera una nostra priorità e lo sarà nel prossimo futuro”. Insomma, i conti non vanno stressati. L’aumento di capitale da 300 milioni, concepito inizialmente per proseguire nell’azione di attacco al calcio globale, è finito per tappare i buchi del Covid. Ma quelle operazioni in grande stile successive a Ronaldo (De Ligt e Kulusevski) hanno appesantito l’indebitamento finanziario netto, tornato a crescere a 385 milioni al 30 giugno. Da qui le parole di Agnelli e le strategie riviste sul mercato, di cui si ha avuto piena contezza in queste settimane: la costruzione economico-finanziaria dell’operazione Morata ne è una riprova.

Governance da cambiare

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Gli ultimi dieci anni, sotto la presidenza Agnelli, hanno visto la piena trasformazione della Juventus in azienda a vocazione internazionale: i ricavi sono stati triplicati e il club “ha saputo riconquistare centralità e rilevanza sia sul campo, sia fuori dal campo”. Tuttavia, in un processo in continua evoluzione e in uno scenario fortemente competitivo, con costi sempre più alti, il Covid ha rimesso in discussione certi ragionamenti, semplicemente perché la crescita continua del sistema non è più un automatismo, tutt’altro. Non è un caso, allora, se Agnelli, che è pure presidente dell’Eca, dedichi metà della lettera a una sorta di avviso ai naviganti: “Da tempo abbiamo segnalato l’asimmetria di un sistema che pone il rischio imprenditoriale sui club, i quali sostengono tutti i costi del sistema, ma assegna ad altri soggetti una parte rilevante del controllo e quindi della generazione degli introiti. I segnali di contrazione e qualche inefficienza gestionale rischiano oggi di trasformarsi in un danno evidente per coloro che vogliono contribuire all’evoluzione di tutto il movimento calcistico e garantire un’adeguata remunerazione del capitale investito. È un tema di governance, che gli effetti della pandemia stanno mettendo a durissima prova, minacciando la stessa sopravvivenza dei club, che quei rischi affrontano senza disporre degli strumenti che consentirebbero loro di mitigarli”. Tradotto: i club, per esempio, vogliono essere protagonisti nella gestione di quella parte del business calcistico (leggi diritti televisivi) oggi in mano agli organismi centrali. “Il calcio sta cambiando con l’arrivo di una nuova generazione di atleti e di consumatori. Il mondo, che troverà una soluzione per gestire la pandemia, è già cambiato e in evoluzione. La Juventus sarà stare al passo”, la chiosa di Agnelli.

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