Il trionfo più bello
E le altre Selezioni? «Strameritato il trionfo della Spagna. La migliore ha vinto. Bene così. Ma tutte le altre hanno deluso compresa l’Inghilterra medaglia d’argento. Mi riferisco soprattutto alla Francia dove Mbappé non è riuscito a incidere, al Belgio in cui Lukaku ha fatto poco, all’Olanda, ai padroni di casa della Germania, al Portogallo».
A livello di club il “suo” Real Madrid ha riportato subito la Champions League nella sala dei trofei “galácticos”… «Quindici Champions, che spettacolo! Sì, anche se ho giocato nell’altra grande di Spagna, il Barça, mi sento decisamente più “merengue” che “blaugrana”. Ora al Bernabéu sono arrivati due nuovi “crack” del calibro di Mbappé ed Endrick. Fantastico. Chi marca se giocano tutti gli attaccanti e i centrocampisti offensivi? Nessun problema perché in panchina c’è uno dei migliori allenatori della storia che saprà trovare la quadratura del cerchio. Ancelotti è un mito, una leggenda, un modello. Cerco di ispirarmi a lui. E non parlo di tattica, schemi, lavagna o di foglietti… Lui è autentico maestro nella gestione dei calciatori e soprattutto di campioni, superstar. Riesce a creare all’interno dello spogliatoio un clima di equilibrio, serenità e armonia ma al tempo stesso di determinazione e combattività che è alla base dei suoi successi. In tutte le squadre in cui è stato».
Dal suo album dei ricordi, quale il trionfo più bello? «Dura escluderne qualcuno. Ma se proprio sono costretto, beh allora torno ai tempi in cui ancora non ero andato all’estero. Nel 1987 con i colori dell’ex Jugoslavia conquistai il Mondiale Under 20 in Cile assieme a Boban, Suker, Mijatovic, Jarni, Stimac e venni eletto “Pallone d’Oro” del torneo. Quattro anni dopo a Bari, con la Stella Rossa in cui c’erano Savicevic, Mihajlovic e Jugovic, alzai al cielo la Champions League. Che vittorie… ».
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