Addio a Franco Calamai, ciclismo e boxe. Con la Gazzetta nell’anima

Mazzinghi e Moser. Pugilato e ciclismo. Ma soprattutto la Gazzetta dello Sport: ed è bello che l’ultimo articolo del nostro Franco, cinque anni fa, sia stato dedicato a Formolo, uno dei migliori giovani, e al Monastero della Castellina, che il c.t. Alfredo Martini aveva voluto dedicare alla bicicletta.

Maestro di generazioni

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Franco Calamai è stato il maestro di generazioni di giornalisti. Era nato il 23 settembre 1924 a Sesto Fiorentino e se n’è andato a Firenze a 96 anni, dopo una vita dedicata allo sport. Ha vissuto veramente la Gazzetta fino all’ultimo, anche arrabbiandosi, com’era nel suo stile. Il calcio e la Fiorentina erano il lavoro; pugilato e ciclismo, invece, le sue grandi passioni. Papà di Luca, già vicedirettore e ora editorialista del giornale, Franco è stato dal 1978 al 1993 responsabile della nostra redazione di Firenze. Da Sandro Mazzinghi, pugile amatissimo, a Francesco Moser, che in Toscana con la Filotex aveva iniziato a correre, fino a Nibali, cresciuto nel Pistoiese. Con Martini, Nencini e Bartolozzi aveva creato nel 1974 il “Giglio d’Oro”, organizzato da Carmagnini, il più importante premio italiano. La salma è esposta da oggi nella chiesa della Pieve di Santo Stefano in via delle Panche a Firenze; domani alle 10 i funerali.

Compagno di viaggio

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Questa è la cronaca, ma i ricordi ce li porteremo sempre dentro. Nostro compagno di viaggio nelle squadre della Gazzetta al Giro, sotto la guida di Bruno Raschi (che adorava) e Candido Cannavò: la simpatia, quel modo elegante nel muoversi e le domande subito al sodo. L’amicizia di una vita con Alfredo Martini, il leggendario c.t., al quale dedicò un libro di aneddoti e confidenze scritto col cuore, e Franco Ballerini, tutti e tre sempre in auto con Franco Vita alla guida. E con Martini visse praticamente in diretta la tragedia di Ballerini nel rally del 2010. Quella corsa disperata, uno appoggiato all’altro, condividendo pure le lacrime: perché “Ballero” era come un figlio.

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