A 8 mesi dalla fuga da Kabul, la nazionale donne dell’Afghanistan scende in campo

A Melbourne la prima partita ufficiale delle ragazze scappate dai talebani, uno 0-0 contro le rifugiate di Timor Est. Il prossimo passo sarà il riconoscimento della Fifa, per poter rappresentare il loro Paese nelle competizioni internazionali: “Felici solo per essere ancora tutte insieme”

Sono ormai passati più di otto mesi da quel maledetto Ferragosto, quando i talebani entrarono trionfalmente a Kabul marciando sulle ceneri lasciate da una coalizione e da un presidente in rapida fuga, calpestando quel che restava delle speranze di migliaia di giovani afghani di un futuro libero e di pace.

Oggi – nonostante le illusorie ma soprattutto ingenue (eufemismo…) dichiarazioni di qualche politico che li aveva definiti “più moderati” rispetto a quelli messi in fuga dall’invasione americana del 2001 – gli studenti coranici stanno tornando a imporre la stessa versione di Sharia con cui comandarono vent’anni fa: zero diritti per le donne, minoranze vessate (e lasciate in balia dell’Isis, o meglio lo Stato Islamico del Khorasan, versione riveduta e corretta – geograficamente, dell’originale califfato), come i poveri Hazara, il cui genocidio sta passando del tutto inosservato in Occidente, preoccupato com’è per quanto sta accadendo in Ucraina. I “falling men” della scorsa estate, cancellati dagli orrori di Mariupol, perché il ciclo delle news non guarda mai indietro, scorda in fretta e passa oltre. Le scuole superiori per le ragazze restano tristemente chiuse.

Si parla di oltre 4000 nuove madrasse che verranno presto inaugurate, utili solo ai talebani per indottrinare la prossima generazione di estremisti. Eppure c’è chi – pur lontano dalla sua terra – ha trovato il modo per tornare a sorridere. Sono le ragazze della nazionale di calcio afghana, che domenica a Melbourne sono tornate in campo per la loro prima gara ufficiale, dopo essere state costrette a fuggire da Kabul.

In Australia

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Sul piccolo campo del Delahey Reserve, mezzora d’auto dalla metropoli australiana, la nazionale dell’Afghanistan ha sfidato l’Eta Buffalo nel campionato dello Stato di Victoria, riuscendo a inchiodare le rivali sullo 0-0. “Abbiamo giocato di squadra, insieme – ha raccontato a Espn (che ha usato nomi di fantasia per proteggerne l’identità) una delle protagoniste – E’ la cosa più bella, il poter contare una sull’altra, l’essere un gruppo. Il risultato conta poco. E’ un momento davvero felice per noi”. Una volta fuggite dalla capitale afghana, grazie alle insistenze della capitana del team, le ragazze hanno deciso di restare unite, anche nel loro esilio australiano. La squadra sta lottando con la Fifa per essere ancora ufficialmente riconosciuta come rappresentativa nazionale afghana, in modo da poter partecipare alle competizioni internazionali.

timor est

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Casualmente, pure le avversarie del primo match hanno una storia umana drammatica alle spalle. Eta è infatti l’acronimo di “East Timor Asylum seekers”, ovvero rifugiati di Timor Est in cerca di asilo politico, team nato nel 1982. “E’ quasi poetico che la loro prima gara ufficiale sia arrivata contro di noi – ha detto Jose Leong, presidente dell’Eta Buffalo – Chi meglio per dar loro il benvenuto nella lega?”.

A fine gara, Jeff Hopkins, tecnico della squadra afghana, dispensava sorrisi a destra e a manca: “Sono felice per le ragazze. Sono riconoscenti per l’opportunità che è stata loro accordata. Ma vogliono anche vincere. Sono competitive. Da quanto ho visto non si tireranno certo indietro se ci sarà da fare qualche allenamento in più”. Non sarà certo qualche sgambata a spaventare chi è fuggito dall’inferno talebano.

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